Piri Reis, l'enigma di un'antica carta nautica

« Older   Newer »
  Share  
jasmine23
view post Posted on 19/4/2007, 11:47




Nel 1520 l’ammiraglio turco Muhiddin Piri Reis (1470-1554) compilava l’Atlante Bahriyye, destinato ai navigatori. Le carte nautiche di questo atlante, corredate da note esplicative e redatte su pelle di capriolo, furono più tardi scoperte dallo studioso Halil Edhem, direttore dei musei nazionali, il 9 novembre del 1929 nel palazzo di Topkapi, a Instanbul.
Grazie alle sue attente ricerche, Edhem trovò citata l’origine delle carte che componevano l’atlante Bahriyye negli stessi scritti lasciati dall’ammiraglio Piri Reis: ebbene, narra questi che nel 1501, durante una battaglia navale contro gli spagnoli, un ufficiale turco di nome Kemal catturò un prigioniero che disse di aver preso parte ai tre storici viaggi di Cristoforo Colombo, e che possedeva una serie di carte nautiche davvero eccezionali. Sarebbe stato proprio grazie all’aiuto di quelle carte nautiche così precise che il grande navigatore genovese individuò la meta finale del suo viaggio.
Nella Vita dell’Ammiraglio Cristoforo Colombo, scritta da suo figlio Ferdinando si legge che “(Colombo) Raccoglieva accuratamente tutte le indicazioni che marinai o altri potevano fornirgli. E le seppe sfruttare così bene, che in lui maturò l’incrollabile convinzione di poter scoprire nuove terre a ovest delle isole Canarie”.
Tra i documenti sequestrati dall’ufficiale Kemal al prigioniero spagnolo, c’erano anche delle carte disegnate da Colombo in persona nel 1498, ossia sei anni dopo la scoperta delle Antille. Il fatto veramente strano, era che quelle carte delineavano in maniera completa i continenti dell’America del nord e del sud, i loro fiumi, la Groenlandia e l’Antartico, del tutto sconosciuti nel 1498. Inoltre, la distanza tra l’America del Sud e l’Africa vi è indicata con precisione sorprendente.
Il bottino rappresentato dalle misteriose carte disegnate da Colombo finì nelle mani di Piri Reis il quale, sulla base delle voci che correvano a quei tempi, racconta nei suoi scritti che “Cristoforo Colombo, nel corso delle sue ricerche, trovò un libro risalente all’epoca di Alessandro Magno e ne rimase così impressionato che, dopo averlo letto, partì alla scoperta delle Antille con le navi ottenute dal governo spagnolo”.
Le misteriose carte che finirono nelle mani di Piri Reis, e dalle quali egli redasse il suo Atlante, erano forse le medesime che Colombo aveva preparato per il suo lungo viaggio? E qual è il misterioso libro d’epoca alessandrina al quale lo stesso ammiraglio turco fa accenno nelle sue memorie?
La “Carta di Piri Reis”, con i suoi contorni dell’Antartico liberi dai ghiacci, costituisce ancora oggi un vero enigma. L’esame della pelle, confina la datazione della mappa nautica al 1513: ma solo nel 1957, durante l’Anno Geofisico Internazionale, l’estremo settentrione del continente nordamericano è stato sondato attraverso la spessa coltre di ghiaccio e quindi descritto con precisione. Ed allora l’interrogativo si ripete: com’è possibile che la mappa riporti con precisione la “Princess Martha Coast” del “Queen Maud Land”, nell’Antartico, libera dai ghiacci e con un contorno preciso delle coste così come esse sono sotto la spessa coltre di ghiaccio?
Per risolvere quest’interrogativo non poco interessante, la mappa di Piri Reis fu esaminata dall’esperto Capitano Lorenzo W. Burroughs, del Reparto Cartografico delle Forze Armate Statunitensi. La relazione stesa da Burroughs, ha infittito ancora più il mistero, perché ha dimostrato che la Carta di Piri Reis è davvero innovativa per il tempo in cui fu disegnata. Burroughs scrive : “(…) È nostra opinione che chiunque abbia steso la mappa originale alla quale si rifà quella dell’ammiraglio Piri Reis avesse un’eccellente conoscenza dei continenti che vi sono riportati. (…) inoltre, il fatto che in mappa siano riportati in maniera straordinariamente precisa i contorni dell’Antartico liberi dai ghiacci, lascia presumere inequivocabilmente, che la mappa originale fosse stata compilata in un periodo di tempo ANTERIORE alla formazione dei ghiacci sulle coste del Queen Maud Land.”
Ma le stranezze non finiscono qui.
Nella Carta di Piri Reis la Groenlandia è rappresentata come un arcipelago di almeno tre isole. Ma la Groenlandia è coperta di uno strato di ghiaccio spesso 1500 metri, ed è solo grazie alle moderne tecniche di rilevamento se oggi sappiamo che essa è composta di due isole principali. Tutte le catene montuose del Canada e dell’Alaska, sono riportate con precisione, e non si spiega come ciò possa essere stato possibile senza il supporto di rilevamenti aerei.
Inoltre, la longitudine riportata nella mappa è esatta, il che è molto strano, visto che nel 1500 la scienza nautica non aveva appreso ancora a calcolarla, il calcolo della longitudine si è appreso solo duecento anni fa, secondo il dogma.
Piri Reis, poi, usa una speciale proiezione, molto complessa, che permette di individuare con precisione la latitudine dei campi compresi nella griglia disegnata nella mappa: il risultato incredibile è che la latitudine calcolata in base alla proiezione matematicamente sofisticata utilizzata nella carta combacia quasi precisamente con quella che viene elaborata dai moderni computer odierni.
E allora, quali sono le risposte? In base alle tante informazioni donateci da questo prezioso manufatto, dovremmo concludere che alcuni aspetti della storia dell’uomo, così come li intendiamo ancora oggi, magari con un’eccessiva carica di dogmatismo e rigidità mentale, siano da riesaminare completamente. L’ammiraglio Piri Reis creò la sua mappa ricopiando le “strane” carte catturate alla nave spagnola, ma egli aveva intuito che quelle carte contenevano un tesoro prezioso, una serie d’informazioni sconosciute nel 1500 e persino sorprendenti oggi.
La Carta di Piri Reis, non è unica nel suo genere, per esempio la carta nautica di Oronteus Fineaus (1531) presenta delle analogie molto strette con essa. Anche questa eccezionale carta nautica fu esaminata dall’ufficio cartografico del Capitano Burroughs, ed i cartografi statunitensi strabuzzarono gli occhi quando notarono che era stata utilizzata una proiezione “cordiforme” che implica la conoscenza di avanzate nozioni di trigonometria sferica, ma nono solo, anche questa mappa riporta l’Antartico privo di ghiacci. La comparazione dei territori dell’Antartico riportati in mappa con la topografia subglaciale che solo recentemente (negli anni '60) siamo riusciti a realizzare evidenziano ancora una volta un mistero: I contorni dei continenti così come sono riportati da Fineaus coincidono con quelli realmente esistenti sotto la spessa coltre di ghiaccio.
Entrambe le mappe di Piri Reis e Fineaus, quindi, si rifarebbero ad antiche carte nautiche realizzate prima della formazione dei ghiacci nell’Antartico e dimostrerebbero l’esistenza di una scienza molto avanzata in un’epoca lontanissima, un’epoca che noi siamo abituati a considerare rozza, se non addirittura primitiva.
I tanti interrogativi rimangono, e ci tornano in mente le parole di Andrew Tomas: “la scienza moderna non può paragonarsi a una fontana che sgorghi copiosa da una roccia arida, bensì a un lungo torrente alimentato da ruscelli lontani. La maggior parte delle nostre conoscenze deriva da un passato dimenticato”.

image

FONTE
 
Top
jasmine23
view post Posted on 7/5/2007, 17:00




La mappa di Piri Reis è una pelle di gazzella rinvenuta negli archivi del palazzo reale di Costantinopoli nel 1929. Il suo nome gli deriva dal suo disegnatore, l'ammiraglio Piri Reis della flotta turco-ottomana vissuto nel XVI sec. d.C., autore anche di un celebre libro sulla navigazione mediterranea. In questa mappa erano chiaramente distinguibili i confini costieri di una terra di impossibile identificazione. La mappa quindi sebbene scoperta, restò per lungo tempo nell'oblio.
Ma l'opera intuitiva ed ingegnosa di un uomo instancabile, era pronta a confrontarsi con questa pelle di gazzella, l'uomo era Charles Hapgood promotore di un'affascinante teoria geologica globale, secondo la quale l'Antartide un tempo era molto più caldo di adesso. Il raffreddamento di questo immenso continente era da Hapgood attribuito allo scorrimento della crosta Terrestre, che avrebbe portato l'Antartide all'attuale posizione. Nel 1960, animato dallo stesso spirito indagatore di sempre, Hapgood inviò una lettera ad un Colonnello della Aereo Nautica Americana, chiedendo di identificare le terre che appaiono disegnate sulla mappa di Piri Reis. La risposta semplice e concisa fu: Costa della Principessa Martha della Terra della Regina Maud e penisola Antartica.
Praticamente l'ammiraglio Piri Reis nel 1513 circa aveva disegnato i confini costieri di una terra coperta dai ghiacci da almeno 6.000 anni, quegli stessi confini che il mondo moderno ha conosciuto solo nel 1949, mediante i rilievi sismografici. All'ammiraglio Piri Reis, si deve anche riconoscere una grande sincerità, egli non si attribuì mai - nei suoi diari, appunti o scritti vari - la totale paternità delle mappe da lui disegnate, ma affermò sempre che i suoi lavori erano il risultato della consultazione di mappe antiche, che a loro volta derivavano da fonti antichissime forse conservate ad Alessandria d'Egitto e perse durante l'incendio che coinvolse quella città. Se la mappa di Piri Reis fosse l'unica del suo genere, si potrebbe facilmente sminuire del tutto la sua importanza fino a renderla un semplice reperto di valore artistico, invece che storico, ma la storia passata è piena di mappe di tale portata come quella di Oronzio Fineo (anche in questa viene raffigurato l'Antartide), o addirittura come il famoso Atlante del 1569 di Mercatore nel quale è volutamente inserita anche la rappresentazione cartografica di Fineo.
Ora, tutto può pensarsi, tranne che Mercatore sia stato un ingenuo o uno studioso poco attento alla veridicità delle sue affermazioni. Ancora oggi utilizziamo la sua proiezione del globo terrestre su superfici piane come base di quasi tutte le mappe. Sembra, quindi, più facile e più giusto pensare o sostenere che sia Piri Reis, sia Oronzio Fineo e sia Mercatore (per non citare altri navigatori) avevano accesso a fonti cartografiche che sebbene antiche erano, a quel tempo, considerate attendibili. E, se tutto ciò è vero, a quale civiltà ascrivere simili conoscenze? Di sicuro ad una civiltà che aveva sviluppato una fortissima rete di trasporti per mare e che quindi aveva esigenza di tracciare le proprie rotte, una civiltà che però è sparita lasciando labili tracce come tessere di un puzzle tutto da ricostruire.
Questa civiltà sfuggente seppur concreta, discretamente presente in ogni evento di difficile spiegazione, risponde ad un nome che ci proietta al di là del tempo conosciuto, fino ad un'isola che sorgeva dopo le colonne d'Ercole, l'isola di Atlantide con i suoi mitici abitanti. Non è un caso o una forzatura essere arrivati, partendo da una mappa, ad Atlantide è forse un richiamo o il residuo di un antico deja vù, o la ricerca forsennata di qualcosa che ci è sfuggita lasciando però un ricordo fumoso, senza certezze ma consapevole di verità. Solo un popolo molto evoluto, vissuto circa 9.000/10.000 anni fa poteva avvertire l'esigenza di conoscere il mondo nel quale operava e commerciava. Non può tacersi circa la precisione di alcuni particolari cartografici, a noi noti solo dopo anni di studi e così familiari, invece, in quelle mappe di secoli fa. Né, comunque, a questo punto si devono, per forza, tirare in ballo civiltà extraterrestri, quantomeno per un doveroso rispetto verso la nostra razza: è oltremodo frustrante attribuire a civiltà aliene i misteri che popolano il nostro mondo, non è più bello, costruttivo anche, cercare di sbirciare alle nostre spalle alla ricerca di ciò che via via abbiamo perso?
E, alla fine della ricerca, troveremo forse le prove dell'esistenza di quella grande civiltà, grande perché visse prima di noi, e di una meravigliosa gente, meravigliosa perché - in modo discreto - ci ha lasciato il tempo per poterla raggiungere, imparando poco a poco a conoscerla, nella speranza che noi, un giorno, non rifaremo gli stessi errori che forse hanno fatto loro.

FONTE
 
Top
jasmine23
view post Posted on 14/5/2007, 16:32




Muhiddin Piri Ibn Haji Mehmet (o Memmed), nato a Oelibolu (Gallipoli) tra il 1465 e il 1470 e morto a Il Cairo, Egitto nel 1554 o nel 1555, era un ex pirata turco, con ogni probabilità di origine greca, divenuto ammiraglio (Re'is in arabo) della flotta della Mezzaluna, vissuto ai tempi di Solimano II il Magnifico (1520-1566). Egli aveva un interesse passionale per la sua collezione di vecchie mappe ed era considerato un esperto delle terre e delle coste del Mediterraneo tanto che nel 1523 Solimano gli commissionò un atlante che resta una pietra miliare nella storia della cartografia moderna. Parti di questo atlante sono ancora oggi conservate presso il museo di Berlino. Questo libro di navigazione era il "Kitabi Bahriye" (Il Libro del Mare), dove Piri Reis descriveva tutti i dettagli delle linee costiere, delle spiagge, delle correnti, delle baie, degli stretti e dei bassifondi del Mediterraneo e del Mar Egeo. Tuttavia, nonostante la fulgida carriera, lo stesso sultano non esitò a farlo decapitare, quando Reis fu accusato di essersi lasciato indurre, con la corruzione, a togliere l'assedio dalla rocca di Gibilterra.
Quando la sua nave ammiraglia attraccava in qualche nuovo porto, Piri Reis e i suoi aiutanti perlustravano i bazar alla ricerca di antiche carte. Durante una battaglia navale, l'ammiraglio catturò molti marinai nemici. Uno di questi si vantava di aver navigato con Colombo durante i suoi tre viaggi verso il nuovo mondo. Reis, continuamente alla ricerca di nuove informazioni e di mappe, interrogò l'uomo, che rivelò d'essere veramente uno dei marinai di Colombo. Reis gli domandò se Colombo era pazzo, o se sapeva che esistevano delle terre oltre l'oceano. Il marinaio affermò che Colombo lo sapeva perché aveva delle mappe, e che lui le aveva con sé! Gli occhi dell'ammiraglio scrutavano quelle mappe ingiallite. I tratti sulla pergamena erano precisi. Il suo alto rango gli permetteva di avere libero accesso alla Biblioteca Imperiale di Costantinopoli nella quale si trovavano numerose antiche carte. Vincitore in molte battaglie navali, la sua esistenza è stata provata con certezza. Usando queste mappe appartenute a Cristoforo Colombo e la sua collezione di antiche carte (che non sono mai state rinvenute in seguito), l'Ammiraglio Piri Reis compilò una mappa mondiale nel mese del beato Muharrem, nell'anno musulmano 919, corrispondente al periodo del calendario gregoriano che va dal 9 marzo al 7 aprile 1513 d.C. e furono donate dall'ammiraglio al sultano Solimano I il Crudele (1512-1520) nel 1517. Questa carta, ritenuta una delle primissime "mappe mondiali" (se non la prima in assoluto) che mostrava le Americhe, è sicuramente la più precisa carta redatta nel XVI secolo.

Turchia, 80 anni fa. Il primo quarto del secolo scorso vede la Turchia alla fine della Guerra di Indipendenza, e l'istituzione della Repubblica da parte di Kemal Ataturk (1923). La repubblica turca fu fondata sui resti di un altro stato turco, l'impero ottomano (1299-1923).

1929. Il governo della repubblica turco decide di convertire il palazzo dello spodestato sultano ottomano di Topkapi, a Costantinopoli, in un museo. Il palazzo, situato in uno dei luoghi più belli della capitale, chiamato Sarayburnu, è composto da vari edifici, ognuno circondato da vasti giardini, che testimoniano le differenti caratteristiche dell'impero ottomano.

9 novembre 1929. Durante dei lavori di ristrutturazione vicino alla sezione degli harem, il direttore dei Musei Nazionali, Halil Edhem, era intento alla catalogazione dei numerosi reperti del palazzo quando trovò sopra una pila di macerie due mappe geografiche realizzate su pelle di gazzella, sino ad allora sconosciute al mondo scientifico, che recavano in calce la firma di Piri Reis.

1931. La scoperta della mappa viene divulgata dall'orientalista tedesco Paul Kahle, durante il 18° congresso degli Orientalisti che si stava tenendo quell'anno in Olanda. Gli studiosi rimasero attoniti nello scoprire che la mappa (formata dall'unione delle due parti ritrovate e, in realtà, a sua volta parte di una più ampia “Carta Mondiale” che, purtroppo, non è giunta fino a noi) mostrava le linee costiere, oltre che dell'Africa occidentale, del Nord America (ricordiamo che Colombo non scoprì le coste nordamericane, ma solo i Caraibi) e del Sud America (queste ultime non ancora completamente riportate sulle carte all'epoca ed erano trascorsi solo 21 anni dalle esplorazioni colombiane!), dove erano raffigurati luoghi non ancora conosciuti all'epoca del Reis, come la Terra del Fuoco e le isole Falkland (queste ultime scoperte solo nel 1592 dall’inglese John Davis, ma riportate sulla carta alla giusta latitudine).

La parte superiore della mappa mostra chiaramente la mancanza di un'altra parte di essa comprendente la Gran Bretagna, l'Islanda e la Groenlandia. Il frammento esistente misura 90 x 65 centimetri. La sezione centrale e la parte destra (o sinistra) della carta sono mancanti. La mappa mondiale completa probabilmente misurava 140 x 165 centimetri.

Non solo, ma essa mostra correttamente il Rio delle Amazzoni sorgere dalle Ande (poste sulla parte occidentale del continente e quindi, all'epoca, non ancora esplorate) e sfociare a est. Inoltre la carta mostra l'Isola di Marajó, la più grande isola circondata da acque dolci del mondo (superficie 48.000 kmq), con dettagli di una precisione incredibile. Particolare di non trascurabile rilevanza, tale isola è stata scoperta solo nel 1543... Ad essere precisi il Rio delle Amazzoni viene riportato due volte, mentre si nota l'assenza del Rio Orinoco. L'ipotesi è che Piri Reis lo abbia copiato due volte da due carte distinte. In uno dei due sbocchi al mare si riconosce il delta del fiume con l'isola di Marajó al suo interno; l'altro sbocco è privo di delta e di isola per cui doveva trattarsi di una carta di 13.000 anni fa, quando l'isola di Marajó era unita al continente e il Rio Orinoco non si era ancora formato.

Basti pensare che nel 1513 Magellano, che fu il primo occidentale ad avventurarsi oltre il 40° parallelo, non pensava ancora alla sua futura impresa. Non solo, ma il Sud America e l'Africa erano riprodotte nella giusta longitudine, il che, vista l'epoca, è già di per sé un elemento curioso. Inoltre essa include dati molto precisi (in particolare catene montuose che dovevano venire scoperte solo nel 1952 e di cui il navigatore indicava l'esatta altitudine) sul continente polare meridionale, l'Antartide, scoperto solo nel 1818, cioè circa trecento anni dopo che egli realizzò questa mappa. La carta di Piri Reis è, senza alcun dubbio, un documento autentico e non una montatura o uno scherzo di qualsiasi genere.

Una copia fu donata ad un diplomatico americano, la quale la conservò solo come un curioso manufatto per anni. L'ammiraglio turco aveva scritto un'annotazione sulla mappa sostenendo che "le coste e le isole su questa carta sono tratte dalla mappa di Colombo". Tale affermazione poteva finalmente stabilire una questione vecchia di secoli: Colombo sapeva di aver scoperto un nuovo mondo o morì pensando di aver trovato una nuova rotta per la Cina? Fu questo riferimento riguardante Colombo a suscitare interesse presso la stampa mondiale, che pensò di aver trovato un collegamento con la "mappa perduta" del navigatore genovese di cui egli aveva fatto uso nel primo viaggio verso il Nuovo Mondo.

1953. Un capitano di marina turco spedì la mappa di Piri Reis all'Ufficio Idrografico della Marina degli Stati Uniti, a Washington, per farla esaminare in modo accurato. Per valutarla meglio, il maggiore Walters, capo ingegnere dell'Ufficio, chiamò in aiuto il capitano Arlington H. Mallery, archeologo e studioso delle mappe antiche, autore nel 1951 di un libro intitolato "Lost America", nel quale tratta soprattutto delle controverse carte norvegesi della Groenlandia (dove Mallery afferma che queste mappe mostrano le masse terrestri sotto l'attuale cappa di ghiaccio) e del Mare del Nord secondo le quali veniva dimostrato che i Vichinghi avevano scoperto l'America. Mallery fu sconcertato nello scoprire che i dati geografici sulla mappa erano nella posizione giusta, con l'approssimazione di solo mezzo grado, cosa impossibile fino al 1753. Osservando la linea costiera meridionale della mappa, Mallery concluse che si trattava della Terra della Regina Maud, situata nel luogo esatto, comprensiva di baie ed isole. Prima di rendere pubblica la scoperta, Mallery voleva una conferma alle sue asserzioni e, assistito da due astronomi e da un cartografo dell'Ufficio Idrografico, Mallery scoprì il metodo di proiezione usato (la proiezione è il procedimento matematico utilizzato per rappresentare la superficie terrestre su di un piano e la rappresentazione stessa che ne risulta), quindi fece una griglia e trasferì la mappa di Piri Reis su di un globo. La mappa era precisa nei minimi dettagli. Avuta la controprova che cercava, Mallery rivelò le sue scoperte alla radio nell'agosto 1956. Di fronte a questi fatti, Mallery stabilì che il solo metodo per disegnare una mappa con così tanta accuratezza era il sorvolo aereo. "All'epoca in cui le carte furono stese - afferma Mallery - non solo dovevano esistere esploratori ma anche tecnici idrografici particolarmente competenti e organizzati, poiché non è possibile tracciare carte di continenti o di territori estesi quanto l'America se si è soli o anche un piccolo gruppo. Sono necessari esperti che conoscano tanto l'astronomia quanto i metodi indispensabili ai rilievi (...) Non si riesce a comprendere come si siano potute tracciare quelle carte senza l'ausilio dell'aviazione."

Ma chi, 6.000 anni fa, poteva aver usato degli aeroplani per cartografare la Terra? I fiumi, le catene montuose, le isole, i deserti e le pianure erano disegnati con un'inusuale accuratezza. A tal proposito è stato addirittura ipotizzato un collegamento tra la mappa di Piri Reis e gli UFO...

Fu allora che Hapgood iniziò il lavoro di ricerca (durato dieci anni) insieme ai suoi allievi per chiarire l'enigma delle mappe antiche. Nel gennaio del 1966, all'uscita della rivista Fate, il professor Hapgood, espose la sensazionale scoperta. "Tutto ciò era straordinario. In primo luogo, si suppone che nessuno abbia scoperto l'Antartide fino al 1818, 300 anni dopo Piri Reis, ed è considerato come impensabile che i Greci, i Romani, i Babilonesi o i Fenici possano aver navigato così lontano. In secondo luogo, la calotta di ghiaccio sull'Antartide si suppone essere vecchia di milioni di anni, e perciò esisterebbe da molto tempo prima che l'uomo si evolvesse sulla Terra e che quindi nessuno poteva aver mappato quel tratto di costa antartica". La linea costiera fu poi successivamente scansita tramite rilevamenti satellitari ed anch'essi confermarono le risultanze ottenute con il rilevamento sismografico. L'ipotesi di Mallery (vale a dire che qualcuno aveva cartografato il continente polare meridionale prima che si originò il permafrost, cioè la coltre di ghiaccio che lo ricopre) appariva oltraggiosa e la quasi totalità degli scienziati si rifiutarono di avallarla.

"Sembra incredibile che gli antichi cartografi avessero mappe molto più accurate delle migliori carte prodotte al giorno d'oggi." E ancora, il capitano Mallery affermò che "era evidente che c'era pochissimo ghiaccio allora, su entrambi i poli. Ma, in secondo luogo, esse avevano un segno, per esempio, di ogni catena montuosa del Canada settentrionale e dell'Alaska, incluse alcune catene che il Servizio Cartografico dell'Esercito non aveva ancora cartografato. L'Esercito degli Stati Uniti le ha scoperte solo in quel momento e in più la mappa permise di correggere degli errori presenti nelle carte moderne! Come essi erano in grado di farlo, noi non lo sappiamo. Ma, voi ricorderete probabilmente, che i Greci avevano una leggenda che narrava di un aeroplano. Noi non sappiamo come loro potessero cartografare così accuratamente senza un aeroplano. Ma lo fecero.". La stessa convinzione manifestano alcuni cartografi del dipartimento idrografico della marina statunitense, e lo storico George Ketnam afferma che: "Ci si trova costretti a richiamarsi a certi enigmi scientifici che conducono ad immaginare civiltà molto evolute esistenti sulla Terra migliaia di anni fa o, almeno, aventi contatti col nostro pianeta". Anche in Russia si è giunti a constatazioni interessanti in proposito. Il professor L.D. Dolgušin, dell'Istituto Geografico moscovita, ha affermato che i documenti riproducono senza alcun dubbio regioni che ai tempi di Piri Reis non erano assolutamente conosciute, insistendo sulle zone antartiche, mentre il professor N.Y. Mepert, dell'Istituto Archeologico, ha dichiarato: "Bisogna aspettarsi nella storia sorprese altrettanto grandi che nella fisica nucleare. Per tale ragione è necessario studiare molto bene tali carte".

Ulteriori e più accurati studi hanno poi provato che l'ultimo periodo di condizioni di assenza di ghiaccio nell'Antartide terminò circa 6.000 anni fa, anche se ancora esistono dei dubbi circa l'inizio di questo periodo che è stato posto da differenti ricercatori in vari intervalli di tempo. Secondo Jack Hough dell'Università dell'Illinois, il periodo in questione va dal 13.000 al 4.000 a.C., opinione condivisa anche da alcuni esperti della Carnegie Institution di Washington, mentre secondo John G. Weihaupt, esperto in sismologia, gravità e geologia planetaria dell'Università del Colorado, in tempi relativamente recenti c'è stato un periodo di disgelo in almeno alcune parti dell'Antartico. La sua opinione è condivisa anche da molti altri geologi, che collocano questo periodo in un lasso di tempo più circoscritto, ossia tra il 7.000 e il 4.000 a.C. In un suo saggio Weihaupt afferma che: "La storia convenzionale ci dice che il continente antartico è stato scoperto meno di 200 anni fa. Comunque, l'aspetto della Terra Australis Re nella mappa di Oronzio Fineo del 1531 e la descrizione di un quasi identico continente nella carta di Mercatore del 1538 rivelano una sufficiente ed accurata conoscenza delle caratteristiche dell'Antartico, che ci portano a concludere che qualcuno scoprì e cartografò l'Antartide molto prima del 1500. La domanda è: chi? Un'interessante caratteristica della mappa di Oronzio Fineo è la ridotta cappa di ghiaccio comparata con quella che noi troviamo oggigiorno. La Scogliera di Ghiaccio di Ross (Ross Ice Shelf), per esempio, era quasi inesistente. Molti cambiamenti nella cappa di ghiaccio sono in armonia con le moderne teorie dei mutamenti climatici dell'Antartide. A quanto pare, i mari che circondavano l'Antartide erano un po' più caldi prima del 1500, ed alcuni antichi marinai non ancora identificati hanno portato la conoscenza di questo continente fino in Europa." Da notare come nell'analisi di Weihaupt non c'è menzione della mappa di Piri Reis e nessun riferimento al lavoro di Hapgood, in particolare del suo "Maps of the Ancient Sea Kings". Queste considerazioni di Weihaupt sulle possibili variazioni della cappa di ghiaccio antartica risvegliarono senza dubbio un considerevole interesse scientifico. Due lunghe lettere e le risposte di Weihaupt sono state pubblicate nel 1984 sulla rivista Eos. La prima lettera mise in evidenza in modo significativo l'omissione di Weihaupt ad ogni riferimento al popolare lavoro di Hapgood, mancanza poi ammessa più avanti dallo stesso Weihaupt. La seconda lettera veniva da uno scienziato francese, che stabiliva come: "...a dispetto di alcuni elementi difficili da verificare e a dispetto degli avvertimenti contro le teorie semplicistiche, l'idea di repentini cambiamenti nella Scogliera di Ghiaccio di Ross e della sua principale fonte di nutrimento, la Terra di Marye Bird, è assai diffusa negli Stati Uniti." Weihaupt rispose a questo con una voluminosa bibliografia a sostegno dell'ipotesi di recenti e alquanto estesi cambiamenti nella calotta glaciale antartica. Egli dichiarò inoltre che altre ricerche suggerivano che anche l'East Antarctic Ice Sheet potrebbe aver subito un disgelo durante il Pleistocene. Queste antiche mappe che mostravano l'Antartide in gran parte sgombre dai ghiacci non sono poi così assurde. In sostanza il vero mistero riguarda l'identità di questi antichi cartografi

Ora, la questione più importante da sottolineare è semplicemente la seguente: chi cartografò la Terra della Regina Maud nell'Antartico 6.000 anni fa e quale sconosciuta civiltà aveva le tecnologie e il bisogno di farlo? E' noto che la prima civiltà, secondo la storia tradizionale, si sviluppò in Medio Oriente attorno al 3.000 a.C., per poi presto essere seguita nell'arco di un millennio dalle civiltà della valle dell'Indo e da quella cinese. Di conseguenza nessuna delle civiltà conosciute potrebbe aver effettuato un simile lavoro. Chi era, 4.000 anni prima di Cristo, in grado di fare cose che solo ORA sono possibili con le moderne tecnologie? In verità, nessuno lo sa... Una ragione plausibile per la compilazione di questa carta potrebbe risiedere nel fatto che un tempo questo continente rappresentava un interesse abbastanza grande per gli antichi navigatori, tanto da indurli a riprodurre accuratamente nelle carte geografiche le sue coste libere dai ghiacci, le isole in mare aperto, i fiumi, le montagne, ed è quindi plausibile che questa terra fosse abitata e che il popolo che l'abitava fosse dedito al commercio. Ma per il momento torniamo alla mappa. In tutto il Medioevo erano in circolazione un certo numero di carte nautiche chiamate "portolani", le quali erano mappe molto accurate delle più comuni rotte di navigazione, mostranti linee costiere, spiagge, stretti, baie, ecc. Molti di questi portolani si focalizzavano sul Mar Mediterraneo, sul Mar Egeo, e su altre rotte conosciute, come il libro di navigazione che Piri Reis stesso aveva scritto. Ma alcune di esse riportavano terre ancora sconosciute, e circolavano solo tra pochi navigatori che sembravano mantenere la loro conoscenza riguardo a queste speciali mappe il più possibile all'oscuro di tutti. Si suppone, come dicevamo all'inizio, che Cristoforo Colombo sia stato uno di quelli che conoscevano queste particolari carte nautiche e molto probabilmente Piri Reis disegnò la sua mappa usando queste carte e le altre che aveva collezionato durante i suoi viaggi. Piri Reis stesso ha scritto delle note sulla mappa che ci danno un quadro del lavoro che è stato effettuato per compilarla. Egli ci dice che non ha avuto responsabilità per il rilevamento e la cartografia originale; il suo ruolo fu solo quello di un mero compilatore che usò un gran numero (circa una ventina) di mappe sorgente molto antiche, risalenti all'epoca di Alessandro Magno, che, indubbiamente, era il solo in Europa a possedere. Egli ci dice anche che alcune delle carte sorgente erano state disegnate da navigatori contemporanei, mentre altre erano mappe molto antiche, datate al 4º secolo a.C. o anteriori. La mappa in possesso di Colombo di cui dicevamo all'inizio gli sarebbe servita per la compilazione delle coste e delle isole caraibiche. Inoltre, in una nota dello stesso Piri Reis si legge: “Nel nostro secolo nessun altro possiede una carta come questa.” Il dott. Charles Hapgood nella prefazione del suo libro "Maps of the ancient sea kings" (di cui vediamo la copertina qui sotto), afferma che:

"Sembra che queste accurate informazioni siano state tramandate da navigatore a navigatore e sembra anche che le carte debbano essere state originate da un popolo sconosciuto e poi tramandate, forse dai Fenici e dai Minoici, che furono, per migliaia di anni e oltre, i più grandi navigatori del mondo antico. Noi abbiamo la prova che esse furono catalogate e studiate nella grande Biblioteca di Alessandria d'Egitto e la compilazione di esse fu fatta da geografi che lavoravano lì"

Così Piri Reis è probabilmente venuto in possesso delle mappe una volta localizzate nella Biblioteca di Alessandria, la più famosa e importante biblioteca dei tempi antichi. Seguendo la ricostruzione di Hapgood, delle copie di questi documenti ed alcune delle mappe sorgente originali furono trasferite ad altri centri di studio, tra cui Costantinopoli. Quando poi nel 1204, anno della quarta crociata, i Veneziani entrarono in Costantinopoli, queste mappe iniziarono a circolare tra i navigatori europei.

"Molte di queste mappe - continua Hapgood - erano del Mar Mediterraneo e del Mar Nero. Ma mappe di altre aree erano sopravvissute. Queste includevano carte delle Americhe e mappe degli Oceani Artico e Antartico. Divenne chiaro che gli antichi navigatori viaggiarono da polo a polo. Anche se appare incredibile, l'evidenza tuttavia indica che alcuni popoli antichi esplorarono l'Antartide quando le sue coste erano libere dal ghiaccio. E' anche chiaro che essi avevano strumenti di navigazione per determinare accuratamente la longitudine, cosa che era lontana dall'essere posseduta dalle popolazioni dell'antico Medioevo o dei tempi moderni fino alla seconda metà del 18º secolo. Questa prova di una tecnologia perduta supporta e dà credito a molte delle altre ipotesi che sono state formulate riguardo ad una perduta civiltà esistente nei tempi remoti. Gli studiosi sono stati abili a respingere molte di queste prove come pura mitologia, ma qui abbiamo fatti che non possono essere respinti. L'evidenza richiede che tutte le altre prove che sono state portate avanti in passato dovrebbero essere riesaminate con una mentalità più aperta."

Ma se Hapgood si mostrò, tutto sommato, abbastanza prudente nel delineare il profilo culturale della remota ed evoluta civiltà, altri autori e ricercatori si sono sbilanciati in affermazioni decisamente più azzardate. In particolare, agli inizi degli anni Sessanta gli scrittori Louis Pauwels e Jacques Bergier, autori del libro Il Mattino dei Maghi, ipotizzarono che la mappa di Piri Reis e i prototipi da cui venne ricavata siano stati realizzati sulla base di osservazioni dirette dei profili costieri e delle caratteristiche dell'entroterra effettuate a bordo di veicoli volanti. Quest'ipotetica civiltà protostorica - sostenevano gli autori - avrebbe potuto possedere un livello tecnologico simile al nostro, ma che poi si autodistrusse per motivi ignoti. Ma c'è chi si è spinto anche oltre, come il famoso ricercatore tedesco Erich von Daniken o come l'italiano Peter Kolosimo, i quali hanno ipotizzato la presenza di cartografi extraterrestri nel nostro passato remoto.

Hapgood aveva poi spedito la sua collezione di antiche mappe (vedremo poi che la carta di Piri Reis non era l'unica) a Richard Strachan, all'Istituto di Tecnologia del Massachusetts. Hapgood voleva sapere esattamente il livello matematico necessario per essere in grado di disegnare le mappe sorgenti originali. Strachan rispose nel 1965, dicendo che tale livello doveva essere molto alto. Infatti, Strachan disse che per disegnare le mappe in questo modo, gli autori dovevano conoscere la trigonometria sferica (sviluppatasi solo nel 18º secolo), la curvatura della Terra e i metodi di proiezione; conoscenze queste che sono di un livello elevato. Infatti, esaminando la carta, notiamo che l'America del Sud ha una forma stranamente allungata, nonostante la costa sia sostanzialmente esatta nel suo disegno. Quest'anomalia era spiegata dallo scienziato francese Maurice Chatelein, ex membro della NASA, secondo il quale le deformazioni delle coste rappresentate sulla carta si spiegano solo con il fatto che essa "rappresenti una proiezione piana della superficie sferica terrestre, come potrebbe essere vista da un astronauta situato ad elevata altitudine sopra l'Egitto (più precisamente sopra il meridiano di Syene) ". La proiezione moderna di un qualsiasi sferoide su di un piano darebbe luogo allo stesso risultato.

Tempo dopo fu effettuato nell'Antartide un profilo esplorativo tramite delle risonanze sismiche nelle vicinanze del Mare di Ross. In seguito il professor Charles Hutchins Hapgood, membro della Royal Geographic Society e insegnante di scienze al Keene College nel New Hampshire, si mise in contatto con l'Aeronautica degli Stati Uniti per stabilire se effettivamente le coste, i fiumi, le catene montuose, le pianure, i deserti, le baie disegnate sulla mappa di Piri Reis corrispondevano con la realtà. Il testo della risposta fu il seguente:

Anche la Marina degli Stati Uniti studiò la mappa e la sua conclusione fu la seguente: "La Marina ha analizzato la carta di Piri Reis e ha determinato che è una corretta proiezione a griglia circolare partendo da Il Cairo. Il semidiamante (sottolineato dai punti della griglia 37, 19, 20 e 38) che contiene la sufficiente costruzione completa della mappa originale mostra una superficiale, quantunque forse indicativa, somiglianza ai due Triangoli Basici del sistema UVG che noi proponiamo.", ("Maps of the Ancient Sea Kings ", p.33.)

Bisogna però anche precisare il fatto che ad un primo sguardo sommario la mappa di Piri Reis mostra delle incongruenze che non possono sfuggire anche ad un osservatore inesperto e che non sono certo sfuggite ai cartografi che si sono interessati a tale carta, tra i quali segnaliamo Paul Lunde, che nel 1980 espose quella che lui chiamò la Teoria Colombiana, nella quale sosteneva che le informazioni contenute nella mappa dell'ammiraglio turco provengono da carte contemporanee a Piri Reis o al massimo medioevali, e non certo a mappe stilate da antichissime e progredite civiltà che erano addirittura in grado di cartografare la superficie terrestre. Ad un'analisi attenta le teorie di Lunde possono essere condivisibili però solo per quanto riguarda la parte caraibica della mappa, mentre lo studioso si arrampica sugli specchi per spiegare la strana forma allungata dell'America del Sud, fornendo delle ipotesi che non possono essere condivise in quanto:

- non crediamo che un serio cartografo e un appassionato di mappe qual era Piri Reis abbia compilato una carta geografica di tale accuratezza su di una pelle più piccola di quanto, in effetti, gli sarebbe servita per redigerla. Considerando che tale mappa doveva poi essere utilizzata e visionata da altre persone, tale ipotesi mi sembra quantomeno dubbia. "Piri Reis", fa notare P.E. Victor, "fu un cartografo di esemplare coscienziosità. Egli afferma che la stesura di una carta richiede conoscenze approfondite ed un'indiscutibile competenza e che il più piccolo errore nel disegnare una mappa la facesse divenire inservibile."

- se, come afferma Lunde, la parte finale dell'America del Sud che tende verso est fa parte del continente e non è invece l'Antartide, le proporzioni tra Africa e Sudamerica ne vengono completamente stravolte. Basta prendere una qualsiasi carta geografica attuale per notare come la superficie dei due continenti sia nettamente a favore del continente africano rispetto a quello sudamericano (30 milioni di kmq contro 17).

- infine, pur essendo d'accordo con Lunde sul fatto che, all'epoca di Piri Reis, non era affatto impossibile che una nave si potesse spingere più a sud rispetto alle rotte usate a quel tempo, e anche ammettendo che un vascello abbia effettivamente avvistato l'Antartide, e che chi vi si trovasse a bordo abbia cartografato le coste del continente, esse sarebbero state comunque disegnate CON la coltre di ghiaccio che le ricopre, mentre nella mappa di Piri Reis quel profilo costiero (che Lunde non spiega come possa collimare col rilievo sismografico a riflessione del 1949 di cui parlavamo in precedenza) è stato redatto SENZA la coltre di ghiaccio che lo ricopre.

Pertanto il vero problema non è tanto quello di chiederci come mai in una carta geografica del 1513 compaia un continente scoperto "ufficialmente" solo nel 1818, quanto il fatto che ci sia una linea costiera rappresentata in condizioni di disgelo, condizioni che non si sono più ripresentate da 6.000 anni a questa parte.

Un altro studioso, David C. Jolly, ha studiato a fondo l'intera questione, come indicato dalle sue 51 fonti di ricerca, pubblicando le sue conclusioni sullo "Skeptical Inquirer". Anch'egli non è convinto delle teorie di Hapgood, affermando come le vecchie mappe, che vengono interpretate da persone di convincimenti spesso diversi tra loro, sono spesso incomplete e ambigue. Ognuno può leggerci dentro quello che vuole. Per affermare che l'Antartide era libera dai ghiacci, basta avere solo qualche presupposto. Per esempio, uno può ruotare una caratteristica della mappa in un punto e ridurne la grandezza in un altro. Sembrerebbe che questi antichi cartografi non facessero tutte le cose nel modo giusto. Jolly ha trattato la materia con molta obiettività ed ha perfino ammesso la sua ammirazione per il lavoro di Hapgood. In sintesi Jolly afferma che: "La nostra conoscenza dei primi cartografi è limitata, dato che molto del materiale del 16º secolo è ora perduto. Mentre questo permette ampie opportunità di speculazione, ci sono stati molti studi scientifici di questo periodo. Questi studi non sono stati effettuati da gente ignorante, ma da individui che hanno speso anni per acquisire l'esperienza e la comprensione necessaria per interpretare le prove. Il professor Hapgood, a suo riconoscimento, ha speso quasi dieci anni studiando le prove e consultando gli esperti del settore. Le sue idee furono rifiutate negli ambienti scientifici, non per malanimo, ma perché egli non ha mai provato le sue teorie."

Ma facciamo un passo indietro. Il professor Hapgood, nel 1958, scrisse un libro intitolato "Earth's shifting crust: a key to some basic problems of earth science", dove tracciò una teoria geologica globale la quale, insieme a molte altre anomalie nella scienza terrestre, spiegava elegantemente come e perché l'Antartide era stata libera dai ghiacci fino al 4000 a.C. Per sommi capi, la teoria è la seguente: la ragione per cui l'Antartide era sgombra dai ghiacci, e quindi con un clima molto più caldo, è da ricercarsi nel fatto che, ad un certo momento, la sua posizione non era il Polo Sud. Essa era posizionata approssimativamente 3200-3600 chilometri più a nord. A quel tempo, infatti, il Polo Sud si sarebbe trovato sul territorio degli Stati Uniti, e quasi tutta l'America settentrionale sarebbe stata soffocata dai ghiacci, che avrebbero raggiunto addirittura i 1.700 metri di spessore. Hapgood dice che "l'Antartide si sarebbe posta al di fuori del Circolo Polare Antartico in un clima temperato o temperato freddo. " e che: "Durante il presumibile spostamento verso sud del continente antartico causato dal dislocamento della crosta terrestre, il continente sarebbe divenuto gradualmente più freddo, ed una cappa di ghiaccio si sarebbe formata e spietatamente espansa per molte migliaia di anni fino a raggiungere le sue attuali dimensioni." (p. 187). La ragione per la quale il continente si mosse poi verso l'attuale posizione è da ricercarsi nel meccanismo cosiddetto del "dislocamento della crosta terrestre". Questa teoria fu illustrata a Albert Einstein, che rispose a Hapgood in termini molto entusiastici. Anche se i geologi ortodossi non sembravano accettare la teoria di Hapgood, (anche se nessuno è riuscito a dimostrare che si sbagliava) affermando che uno spostamento così violento di un continente dovrebbe aver lasciato tracce sia sul fondo dell'oceano sia prove all'interno dei ghiacci, Einstein sembrò essere molto aperto verso Hapgood affermando che: "In una regione polare c'è un continuo deposito di ghiaccio, che non è distribuito simmetricamente attorno al polo. La rotazione della Terra agisce su queste masse asimmetriche di depositi, e produce una forza centrifuga che viene trasmessa alla crosta rigida della Terra. La costante e crescente forza centrifuga prodotta in questo modo, quando essa ha raggiunto un determinato punto, produrrà un movimento della crosta terrestre rispetto al resto del nucleo della Terra...". (Prefazione di Einstein a "Earth's shifting crust..." p. 1). Tra Hapgood e Einstein ci fu un lungo scambio epistolare sulla questione del dislocamento della crosta terrestre; nella sua seconda missiva di risposta (24 novembre 1954) a Hapgood, Einstein scrisse che l'ipotesi del dislocamento non poteva essere esclusa a priori solo perché essa non collimava con quello che noi crediamo di sapere circa il passato della Terra. Quello che era necessario, affermava Einstein, erano solidi "fatti geologici e paleontologici". Per sei mesi, Hapgood raccolse prove geologiche a sostegno dell'ipotesi di un dislocamento della crosta terrestre. Il 3 maggio del 1953 Hapgood mandò 38 pagine di queste prove a Einstein, pagine la cui prova fondamentale era, come dicevamo in precedenza, che parte dell'Antartide era sgombra dai ghiacci nello stesso momento in cui il Nord America giaceva ricoperto dal ghiaccio. Einstein rispose l'8 maggio del 1953: "Ho trovato i suoi argomenti molto impressionanti e ho la sensazione che le sue ipotesi siano corrette. Uno può difficilmente dubitare che significativi mutamenti della crosta abbiano avuto luogo ripetutamente e nell'arco di un breve periodo di tempo". Einstein spronò Hapgood a trovare prove supplementari sulle "fratture terrestri". Un mese più tardi (11 giugno 1953) Hapgood mandò ad Einstein 42 pagine di prove sulle fratture terrestri e sull'evoluzione delle distese di ghiaccio. Einstein scrisse a Hapgood (17 dicembre 1953) stimolandolo a indirizzare la sua attenzione sul problema del "moto centrifugo". Hapgood rispose con quattro pagine a riguardo di questo problema e 37 pagine di "prove paleontologiche" inclusi i mammut congelati della Siberia Artica. Einstein adesso era convinto. Il 18 maggio del 1954, Einstein scrisse una favorevole prefazione al libro di Hapgood, nella quale cominciava dicendo che: "Ricevo frequentemente comunicazioni da persone che desiderano consultarmi in merito alle loro ipotesi non ancora pubblicate. Essi vengono da me senza pensare che le loro idee sono molto raramente impregnate di validità scientifica. Invece la primissima comunicazione che ricevetti dal Sig. Hapgood mi elettrizzò. La sua idea è originale, di grande semplicità, e - se essa continuerà ad essere provata - di grande importanza per tutto quello che è connesso con la storia della superficie terrestre" (prefazione di Einstein a "Earth's shifting crust..." p.1-2). Hapgood e Einstein continuarono a corrispondere e finalmente si incontrarono nel gennaio del 1955. L'ultima lettera di Einstein era datata 9 marzo 1955 solo alcune settimane prima della morte del grande fisico che avvenne il 18 aprile 1955. Gli Archivi di Einstein sono custoditi a Gerusalemme (con delle copie a Princeton) dove custodiscono la testimonianza di un'unica e misconosciuta collaborazione sulla teoria del dislocamento della crosta terrestre. Ma nonostante questo vibrante appoggio da parte di Einstein e nonostante le più recenti ammissioni di John Wright, presidente della Società Geografica Americana, per cui Hapgood ha "formulato ipotesi che urlano ad alta voce di essere ulteriormente studiate", nessun'altro ricercatore scientifico si è mai impegnato su queste antiche ed anomale mappe. Il professor Hapgood non era un geologo, o uno studioso di storia antica. E' possibile, comunque, che le future generazioni lo ricorderanno come l'uomo il cui lavoro minò le fondamenta della storia mondiale - e di gran parte del mondo geologico. Solo recentemente J.G. Weihaupt è arrivato alle stesse conclusioni di Hapgood, pur partendo da premesse diverse, le quali includono considerazioni di carattere geofisico, come abbiamo visto più sopra.

Ad indiretta conferma che l'ipotesi di Hapgood è tutt'altro che irragionevole, si aggiunge il ritrovamento nell'Antartide di depositi di carbon fossile e di fossili vegetali, i quali dovrebbero essersi ovviamente formati in un clima mite. Comunque, che la teoria di Hapgood sia corretta o no, il mistero elettrizza ancora. La mappa di Piri Reis è qualcosa che non dovrebbe esistere. Quello che voglio dire è che si suppone che nessuno che abbia vissuto a quei tempi era in grado di disegnare una mappa di questa precisione; infatti le coordinate relative longitudinali sono accuratissime, come certificato dagli studi dell'Ufficio Idrografico che abbiamo visto in precedenza. E questa è una dimostrazione di una tecnologia impossibile: il primo cronometro, strumento fondamentale per calcolare la longitudine in un modo approssimativamente corretto, è stato inventato nel 1735 dall'inventore inglese John Harrison. In precedenza non esistevano metodi per calcolare la longitudine in un modo accettabile: potevano esserci errori di centinaia di chilometri... In più le nostre conoscenze sulla storia della navigazione includono un periodo prima del quale era impossibile determinare la latitudine di una nave nell'emisfero meridionale. Questo perché i soli metodi conosciuti all'epoca prevedevano le osservazioni dell'angolo tra la latitudine e la sola stella fissa presa a riferimento, - la Stella del Nord - angolo che non poteva essere osservato nell'emisfero meridionale a causa della curvatura della Terra. Nonostante questo handicap, queste mappe mostrano dettagli sorprendenti ed accurate disposizioni latitudinali di molte isole conosciute poste davanti alle più meridionali linee costiere dell'Antartide. E la carta di Piri Reis è solo una di molte mappe che mostrano terre presumibilmente sconosciute, conoscenze impossibili, ed una precisione che ancora oggi sorprendono...

8a squadriglia di ricognizione tecnica
(Comando Strategico Aereo)
Aeronautica degli Stati Uniti
Base Aerea di Westover
Massachusetts
6 Luglio 1960

Soggetto: Il Mappamondo dell'ammiraglio Piri Reis

A: Prof. Charles H. Hapgood
Keene College,
Keene, New Hampshire

Egregio Professor Hapgood,
La Sua richiesta di valutazione di alcune singolari caratteristiche del mappamondo di Piri Reis del 1513 da parte di questo organo, è stata accolta.
La pretesa che la parte inferiore della mappa ritragga la Costa della Principessa Martha nella Terra della Regina Maud in Antartide è ragionevole. Noi troviamo che questa sia l'interpretazione più logica della mappa e con tutta probabilità quella corretta.
Il dettaglio geografico riportato nella parte meridionale della mappa coincide in maniera stupefacente con i risultati del profilo sismico tracciato attraverso la superficie della calotta di ghiaccio dalla Spedizione Antartica inviata dalla Svezia, dall'Inghilterra e dalla Norvegia nel 1949.
Ciò dimostra che le linee costiere sono state cartografate prima che fossero ricoperte dalla coltre di ghiaccio.
La calotta di ghiaccio in questa regione è, al momento attuale, di uno spessore di circa un miglio (1600 metri).
Non abbiamo assolutamente idea di come i dati riportati su questa mappa possano conciliarsi con lo stato delle conoscenze geografiche nel 1513.

Harold Z. Ohlmeyer
Tenente Colonnello, Aeronautica Statunitense
Comandante


FONTE



Nella Scia di Piri Reis
di Roberto Pinotti
È risaputo che i viaggi di Colombo dopo il 1492 non permisero all’"Ammiraglio del Mare Oceano" di mappare granché del Nuovo Mondo.
Ecco perché le mappe di Piri Reis del 1513 hanno necessariamente costituito e costituiscono una sfida alle conoscenze tradizionali della cartografia.
Si sa infatti che l’ammiraglio turco aveva copiato "carte alessandrine" molto antiche, come egli stesso ammise.
Carte che rappresentavano perfettamente non solo le coste euroafricane fino al Golfo di Guinea, ma anche, nei dettagli, tutta la parte centro-meridionale del continente americano e una sorprendentemente circostanziata Artartide libera dai ghiacci polari e collegata alla Terra del Fuoco, più o meno come doveva presentarsi, secondo alcuni, circa tredicimila anni fa.
Ma Piri Reis non è stato evidentemente il solo ad attingere a conoscenze dimenticate peraltro acquisibili da chi avesse saputo dove cercare.
Il legato di una perduta civiltà primeva era con ogni probabilità conservato da sempre esclusivamente per gli "iniziati" e i soli esponenti della "intellighenzia" del mondo antico e medioevale, escluso per altri occhi fino al Rinascimento.
Gli incendi della Biblioteca di Alessandria da parte dei Romani di Giulio Cesare prima e degli Arabi poi nel 642 d. C. dovettero consentire peraltro, nel caos conseguente, che certuni testi e documenti, salvati in extremis ai roghi dei conquistatori, fossero infine trasmessi e svelati ad occhi profani.
L’ultimo forzato "travaso" di tali conoscenze si è verificato con l’islamizzazione dell’Egitto.
Com’è noto, a chi gli faceva notare che l’avere appiccato il fuoco alla Biblioteca di Alessandria significava la distruzione di tanti libri pieni della intera conoscenza erede del luminoso passato di antiche civiltà e culture, il condottiero islamico Amr Ibn Al-As che aveva dato l’ordine rispose con una battuta ("Se quei libri contengono conoscenza e verità, esse sono già nel Corano; in caso contrario, è bene che brucino!").
Ma è proprio da quell’ultimo drammatico evento che si ebbe certo la diffusione di certi materiali prima "proibiti". Piri Reis è solo la punta dell’iceberg.
Così non ci meraviglia certo di dover constatare la sostanzialmente corretta presenza e rappresentazione del continente antartico nella nota mappa di Oronzio Finneo del 1531 o in quella di Giorgio Calopodio del 1537.
Più recentemente, ricollegandosi agli studi inediti di Rolando Berretta, Alessandro Moriccioni, Andrea Somma e Andrea Femore hanno pubblicato sulla rivista "Mystero" n. 28 l’articolo "Il segreto di Piri Reis", illustrandolo fra l’altro con lo sconcertante planisfero del 1508 attribuito al cartografo Francesco Rosselli, mostrante sorprendentemente l’Antartide più o meno come la conosciamo oggi, rappresentata addirittura con ampie zone di verde e perfino con l’apparente indicazione di siti notevoli e forse finanche di città.
Incredibile?
No, in effetti, se consideriamo quanto abbiamo già detto.
Dal canto nostro, ci preme però attirare l’attenzione dei ricercatori su un’altra carta, di solo 11 anni successiva a quella di Rosselli, ed egualmente sconcertante.
Si tratta del planisfero portoghese di Lopo Homen del 1519 riferito all’emisfero "est" con le nuove terre che il Romano Pontefice aveva proclamato di potenziale competenza coloniale del Portogallo, che raffigura in termini abbastanza corretti Europa, Africa ed Asia fino all’Estremo Oriente, nonché la parte centro-meridionale del continente americano comprensiva del Brasile, con la Patagonia collegata al "Mondus Novus" della "Terra Australis Incognita".
Come Piri Reis solo 6 anni prima, Lopo Homen raffigura le terre antartiche nei dettagli e libere dai ghiacci, con montagne, fiumi ed estuari lungo la linea costiera. Tutti particolari apparentemente troppo precisi e dettagliati per essere casuali.
Anche il geografo portoghese, come l’italiano Rosselli e l’ottomano Piri Reis, aveva dunque attinto a originali quanto ignote fonti cartografiche del periodo alessandrino?

L’Antartide, come figura nelle carte di Lopo Homem (1519), apparentemente derivata da quella copiata da Piri Reis, e di Francesco Rosselli (1508).
image

La carta completa di Francesco Rosselli (1508).
image

FONTE

Edited by jasmine23 - 15/5/2007, 12:28
 
Top
jasmine23
view post Posted on 21/7/2007, 14:25




Diego Cuoghi

I MISTERI DELLA MAPPA DI PIRI REIS

LA MAPPA DI PIRI REIS
image
Così come nessuno oggi crede che siano mai esistiti gli strani abitanti della regione del lago Baikal che vediamo in questa immagine, tratta dal trecentesco "Le Livre Des Merveilles", nessuno dovrebbe prendere per testimonianze geografiche assolutamente certe e credibili le antiche mappe di navigazione cinquecentesche, redatte prima della scoperta di precisi metodi di rappresentazione cartografica e soprattutto del modo di calcolare in modo accurato la Longitudine.
Le carte geografiche disegnate fino a quel periodo spesso si basavano su sistemi di rappresentazione simbolici, potevano mettere il nord in basso e il sud in alto, o Gerusalemme al centro del mondo, o enfatizzare la grandezza di una nazione a spese di altre meno importanti. Inoltre in moltissimi casi le mappe non derivavano da osservazioni dirette ma da altre mappe più o meno adattate alle pretese di.nazioni come Spagna e Portogallo, in contrasto tra di loro per il dominio sulle terre scoperte di recente. A questo aggiungiamo il fatto che fino al 1507 si pensava che quelle nuove terre, toccate prima da Colombo e poi da Vespucci, facessero parte dell'Asia, non di un nuovo continente. Per questo motivo certe mappe univano parti dell'estremo oriente conosciuto con parti delle nuove terre da poco esplorate e a queste venivano spesso aggiunte "terre incognite" a sud, per richiamarsi all'idea del mondo dei filosofi dell'antica grecia riportati in auge nel rinascimento. Nelle stesse carte geografiche poi vengono spesso rappresentati altri luoghi mitici, come il "Regno del Prete Gianni", l'isola di Brazil, il Paradiso Terrestre, la Torre di Babele o l'Isola di San Brandano.
Se però provate a fare una ricerca in internet inserendo le parole "Piri Reis map" troverete una quantità di siti più o meno dedicati ai "misteri" in cui si afferma che questa mappa, datata "anno islamico 919" (il nostro 1513), conterrebbe una rappresentazione precisa delle coste dell'Antartide, all'epoca ancora sconosciuta. Lo stesso dicasi per altre famose mappe, quelle di Orontius Finaeus del 1531 e di Philippe Buache del 1739. Queste mappe, secondo Charles Hapgood, autore di "Mappe degli antichi re del mare - Le prove di una civiltà avanzata nell'era glaciale", conterrebbero la rappresentazione precisa dell'Antartide prima della glaciazione. Lo stesso viene sostenuto da Erich Von Däniken in "Chariots of Gods" e da Flavio Barbiero in "Una civiltà sotto ghiaccio". Chi però in anni recenti ha diffuso maggiormente queste teorie è il solito Graham Hancock nel suo best seller fanta-archeologico "Impronte degli Dei" (pagg. 9-35).
Secondo molti appassionati dei misteri le mappe vennero redatte a partire da raffigurazioni antichissime, forse risalenti alla mitica Atlantide, oppure vennero disegnate a partire da visioni possibili solo dall'alto di aerei o astronavi extraterrestri, o basate su fotografie. Questo perchè le conoscenze scientifiche dell'epoca non avrebbero potuto permettere una simile corrispondenza con la realtà.
Sia Hapgood che Hancock affermano che la raffigurazione del continente antartico in queste mappe sarebbe precisissima e, indicando fiumi, laghi e montagne, farebbe supporre che la redazione di quell'antichissimo modello cartografico sarebbe avvenuta 15.000 anni fa. Inoltre ipotizzano che questa rilevazione sarebbe stata possibile solo utilizzando un satellite sospeso ad altissima quota sopra... l'Egitto. Il solito Egitto dei misteri.
La spiegazione che cercherò di dare in questa pagina è molto più semplice.
La mappa dell'ammiraglio turco Piri Re'is, scoperta nel 1929 quando il vecchio Palazzo Imperiale di Istambul venne trasformato in museo, è solo una parte della mappa originale, che raffugurava tutto il mondo conosciuto. In questa porzione superstite si vedono l'oceano Atlantico, le coste occidentali dell'Europa e dell'Africa e quelle orientali dell'America. E' datata "anno islamico 919" quindi il nostro 1513 (ma venne presentata al Sultano nel 1517).
Secondo quanto dichiarato dal suo autore è stata redatta a partire da "venti carte più antiche e di otto mappamondi". È molto probabile che Reis si sia servito anche dei resoconti degli esploratori del Nuovo Mondo, soprattutto Portoghesi perchè costoro vengono continuamente citati nelle note sulla mappa. Le note sono state trascritte per la prima volta dallo studioso turco Bay Hasan Fehmi e pubblicate da Yusuf Akcura nel saggio "Piri Reis Haritasi" (1935), e poi ripubblicate dalla studiosa turca Ayse Afetinan nel 1954 in "The oldest map of America" (segnalo anche un sito italiano che contiene la traduzione delle note, a cura di Marco Capurro). È da notare che pur essendo, questa e altre mappe, piene di testi e di didascalie chiare e leggibilissime, gli autori che le usano come prove per le tesi fanta-archeologiche citano solo pochissime frasi.
Nella carta di Piri Reis l'unica parte abbastanza particolareggiata dell'America del Sud è la costa dell'attuale Brasile, ma il Rio delle Amazzoni viene disegnato in due diverse posizioni. Altre zone invece, che pure già erano state esplorate come i Caraibi, appaiono disegnate in modo molto grossolano e con evidenti errori di proporzioni e orientamento. In una nota Piri Reis afferma di essersi basato anche sulle mappe di Cristoforo Colombo e questo pare confermato dalla particolare (e sbagliata) configurazione data alla zona dei Caraibi. In questa parte della mappa infatti vediamo disegnata quella parte del continente americano in un modo incongruo, con una grande isola disposta lungo l'asse nord-sud, che è difficilmente identificabile con Cuba anche ruotando la mappa di 90 gradi in senso antiorario.
image image
Ma quella che vediamo nella mappa di Piri Reis non è altro che la rappresentazione della costa est dell'Asia come era immaginata e disegnata nelle carte del XV secolo probabilmente utilizzate da Colombo. La grande isola contornata in rosso è identificabile con il Giappone (Cipango) così come è raffigurato nel mappamondo di Martin Behaim del 1492.
image image image
In quell'epoca infatti si riteneva che la Terra fosse molto più piccola di come è in realtà e l'Asia veniva immaginata al di là dell'Oceano Atlantico, non molto lontana dalle isole Azzorre e dalla leggendaria isola di San Brandano (che compare anche nella mappa di Reis pur non essendo mai esistita se non nei racconti sulle vite dei santi). Proprio per questi aspetti la mappa di Piri Reis è un documento importantissimo, perchè contiene preziose informazioni sulle "mappe di Colombo", una delle quali probabilmente venne disegnata da Toscanelli.
All'epoca di Piri Reis l'America del Sud era già stata esplorata prima da Amerigo Vespucci e poi da Binot Paulmier de Gonneville. Vespucci effettuò due viaggi nel nuovo continente tra il 1499 e il 1502 spingendosi fino al 50° parallelo, non molto distante dallo stretto di Magellano e dalla Terra del Fuoco; non è sicuro invece che abbia partecipato a un terzo viaggio tra il 1503 e il 1504. De Gonneville invece rimase nelle terre a sud del Brasile tra il 1503 e il 1505 e al ritorno in Francia portò con sè un indigeno che venne chiamato Essomericq.
image
Anche dopo i viaggi di Amerigo Vespucci, che per primo si rese conto di trovarsi in un nuovo continente e non in Asia, verrà denominata "America" solo quella del Sud. Per diversi anni si continuò infatti a ritenere che le nuove terre scoperte a nord dei Caraibi facessero parte dell'Asia, e che il Giappone (Cipango) si trovasse poco a Ovest di Cuba, come possiamo osservare nei mappamondi del primo '500, ad esempio quelli di Giovanni Contarini e Francesco Rosselli. Per questi motivi la mappa di Piri Reis, compilata a partire da mappamondi più vecchi assieme a qualche nuova conoscenza di terza mano, è una raffigurazione delle nuove terre che si affacciano sull'Oceano Atlantico molto approssimativa. Perfino mappe risalenti all'inizio del secolo (Juan de La Cosa, 1500; Cantino, 1502) sono più precise nel disegno e nell'orientamento di isole come Cuba, Giamaica e PuertoRico.
L'unica parte dell'America che probabilmente Piri Reis ha ricopiato da una carta abbastanza accurata è la costa dell'attuale Brasile, ma se sovrapponiamo le due linee costiere possiamo facilmente renderci conto che la corrispondenza è solo apparente.
image image

Il particolare che entusiasma gli appassionati del mistero è però l'estremità inferiore della mappa di Piri Reis, che viene identificata con l'Antartide.Molti affermano che è possibile riconoscere la Terra della Regina Maud e altri territori di quel continente che non sarebbero stati esplorati se non secoli dopo. Purtroppo costoro, Hancock compreso, sostengono questa ipotesi senza fare nessun confronto cartografico o verifica, solamente prendendo per buone le affermazioni di Charles Hapgood. Hancock in particolare, nelle note dei primi due capitoli di "Impronte degli Dei", quelli in cui tratta delle carte geografiche, non segnala nessun libro sulla storia della cartografia, dimostrando così di non aver nemmeno fatto un tentativo di informarsi, e si limita a citare solamente il lavoro di Hapgood.
image image
Inoltre nessuno di loro spiega, se davvero la carta di Reis è così precisa come sostengono e se quella raffigurata in basso è l'Antartide, che fine hanno fatto i 2000 chilometri di costa dal Brasile alla Terra del Fuoco (tutta l'Argentina), e come mai questa strana Antartide è attaccata al Brasile invece che trovarsi a più di 4000 chilometri a sud.

Basta osservare con attenzione quella parte di mappa per accorgersi, anche senza essere esperti cartografi, che vi è rappresentata solo l'estremità del continente sudamericano, nei modi approssimativi che permettevano le scarse conoscenze dell'epoca. La raffigurazione è deformata, piegata a destra, molto probabilmente per adattarsi alla particolare forma della pergamena. Inoltre le carte geografiche in quell'epoca servivano anche come strumenti politici, disegnare una terra da una parte o dall'altra del meridiano chiamato "la Raya" che faceva da confine tra l'area di influenza della Spagna e del Portogallo, poteva servire ad accampare pretese di possesso dell'una o dell'altra potenza marinara. Piri Reis nelle note cita continuamente le mappe dei portoghesi ai quali avrebbe fatto comodo che la costa dell'America del sud sotto il Brasile curvasse decisamente a destra, verso l'Africa, in modo da rientrare nei 180° assegnati al Portogallo dal trattato di Tordesillas del 1494.
image image
Non dobbiamo dimenticare inoltre che la Longitudine sarebbe stata calcolata in modo preciso solo nel secolo successivo per cui nelle carte venivano usate notevoli approssimazioni e stili diversi da un tipo di mappa all'altro.
Per identificare i luoghi descritti nella parte sud della mappa di Piri Reis possiamo ruotare di 90 gradi in senso antiorario una carta del sudamerica. Teniamo presente comunque che mancando precisi strumenti di misurazione il disegno di queste coste appena scoperte avveniva sulla base dei primi resoconti di viaggio che parlavano di promontori, isole, estuari di fiumi, golfi... Le carte quindi contenevano informazioni e dati geografici non ancora correttamente calcolati e messi in proporzione l'uno con l'altro.
image
Si riconoscono però nella carta di Piri Reis, pur deformati, alcuni particolari come il golfo San Matias e la penisola di Valdes, e l'estremità potrebbe essere la Terra del Fuoco. Volendo azzardare si potrebbe perfino identificare l'imboccatura dello Stretto di Magellano, con il caratteristico piccolo golfo.
Se osserviamo bene l'estremità inferiore a destra, quella che dovrebbe rappresentare l'Antartide, si vede il disegno di un serpente, e nella nota di Piri Reis si legge: "Questa terra è disabitata. Tutto è rovina e si dice che siano stati trovati grossi serpenti. Per questa ragione gli infedeli Portoghesi non sono sbarcati in queste terre che si dice siano molto calde". Certamente una descrizione del genere non ha niente a che fare con l'Antartide.
image image
Nella mappa di Piri Reis, in basso, compare un arcipelago con un'isola più grande delle altre, chiamata "il de Sare". Tra le isole si trova la dicitura "Buadalar issizdir, ama bahar coktur", ovvero "Queste isole sono deserte ma la primavera qui dura a lungo". Potrebbe trattarsi di una primitiva rappresentazione delle isole Falkland o Malvinas (la più grande delle quali si chiama Soledad), e può sembrare un particolare strano, perchè il piccolo arcipelago venne "ufficialmente" scoperto nel 1592. Ma un gruppo di isole nella stessa posizione è visibile anche nella carta del Circolo Antartico di Pedro Reinel, del 1522. Anche questa carta si trova a Istambul, nella Biblioteca del Museo Topkapi.
image
Possiamo inoltre osservare un gruppo di isole al largo del 50° parallelo già nella carta di Martin Waldseemuller del 1507. È quindi possibile, pur non essendo documentato ufficialmente, che qualcuno dei navigatori che costeggiarono l'estremità sud dell'America nel primo decennio del '500 abbia effettivamente avvistato un arcipelago e ne abbia fatto menzione. In certe pagine web relative alla storia delle Isole Falkland viene suggerita questa ipotesi, e si fanno i nomi di Amerigo Vespucci e di Binot Paulmier de Gonneville.
image image image
Proprio dalle esplorazioni di Vespucci e dai suoi resoconti di viaggio deriva la carta di Waldseemuller. Questo è il primo documento in cui compare la parola "America", dato dal'autore al nuovo continente in onore di Amerigo Vespucci. Anche questa carta, così come quelle utilizzate da Colombo, può essere stata alla base del lavoro di compilazione realizzato da Piri Reis.
Dopo l'ultimo viaggio di Vespucci le spedizioni alla ricerca di un passaggio verso l'Asia si moltiplicarono, sempre con risultati negativi fino al 1520. Non è quindi azzardato pensare che prima del 1513 altre spedizioni possano aver percorso il breve tratto di costa che rimaneva, fino allo stretto che si trova al 54° parallelo. Quello stretto poi prenderà il nome da Magellano, che riuscirà nel 1520, a capire che non si trattava di un golfo ma di un passaggio tra l'Oceano Atlantico e il Pacifico. Il navigatore riuscirà così, con grandi difficoltà ad attraversarlo, raggiungendo poi le Isole Filippine.
Il territorio a sud dello stretto venne all'epoca ritenuto l'estremità settentionale di quel grande continente che secondo la tradizione tolemaica doveva trovarsi attorno al polo australe, per equilibrare la quantità di terre emerse nell'emisfero nord. "Terra Australis Incognita" è la dicitura che in molte carte e planisferi di quel periodo si legge sulla terra al di là dello Stretto di Magellano.
image image image image
All'estremità della Terra del Fuoco, che venne così chiamata a causa dei falò dei villaggi, intravisti dal navigatore durante la traversata, si trova Capo Horn, battuto dai venti e tempestoso, che venne circumnavigato solo nel 1615. Anche in questo caso il motivo non fu il desiderio di conoscenza ma un semplice interesse economico. Infatti due olandesi Cornelius Shouten e Jacob Lemaire vollero raggiungere i mari dell'Indonesia evitando le rotte già note (Stretto di Magellano, Capo di Buona Speranza), per percorrere le quali non avevano il permesso della Compagna delle Indie. Riuscirono nell'impresa ma una volta giunti a Giava furono arrestati dalle autorità olandesi le quali non vollero credere alla nuova rotta da loro seguita perchè ritenevano la Terra del Fuoco una penisola unita alla "Terra Australis".
image image
La carta disegnata da Jan Jansson dopo la circumnavigazione della Terra del Fuoco da parte di Lemaire. A destra il particolare dell'imboccatura dello Stretto di Magellano messo a confronto con un particolare della carta di Piri Reis. Sotto un confronto tra lo stesso particolare e una carta attuale, ruotata di 90° in senso antiorario.
image
Può essere solo una coincidenza, ma non si può non notare la presenza, in entrambe le carte, dei due bacini che formano l'ingresso dello Stretto di Magellano, e poco più a sud un'altra grande insenatura. E' possibile che alla fine il mistero della Mappa di Piri Reis sia proprio questo? Piri Reis si è forse servito di resoconti di viaggi di navigatori portoghesi che raggiunsero la Terra del Fuoco prima di Magellano? Il navigatore salpò nel 1519, e pare che già sapesse dell'esistenza di questo stretto o insenatura perchè "lo aveva visto, nella Tesoreria del Re del Portogallo, in una mappa disegnata da Martin de Bohemia" (Martin Behaim), come racconta il cronista del viaggio, Antonio Pigafetta.
Oppure, al contrario, possiamo ipotizzare che l'estremità della mappa sia stata aggiunta in un secondo momento, dopo il viaggio di Magellano del 1519? Sappiamo infatti che la carta di Pedro Reinel, conservata nella stessa Biblioteca del Topkapi, venne ritoccata probabilmente in seguito alla scoperta dello Stretto di Magellano ("Portolani e carte nautiche XIV-XVIII secolo", Istituto Italiano di Cultura di Istambul, 1994, pag. 62-63).
Ma l'ipotesi più probabile rimane quella secondo la quale nel disegnare l'estremità del continente sudamericano Piri Reis si sarebbe rifatto alle teorie geografiche più diffuse nei primi decenni del '500. Secondo molti geografi dell'epoca infatti la parte più meridionale dell'America del Sud sarebbe stata unita alla mitica Terra Australis Incognita. Una carta che ci può permettere di ricostruire l'aspetto che poteva avere la mappa completa di Piri Reis è quella attribuita a Lopo Homem, che fa parte dell' Atlante Miller conservato alla Biblioteca Nazionale di Francia:
image
In questo mappamondo realizzato nel 1519 vediamo che l'estremità ancora inesplorata del continente sudamericano piega verso est, andando a formare il mitico continente australe che, toccando l'arcipelago indonesiano, prosegue senza soluzione di continuità fino all'estremità dell'Asia.

FONTE

...continua











 
Top
jasmine23
view post Posted on 24/7/2007, 11:05




LA CARTA DI ORONTIUS FINAEUS (Oronce Fine)

image

Un'altra famosa mappa, considerata da Graham Hancock e altri appassionati di "misteri" la prova che l'Antartide era già conosciuta secoli prima della sua effettiva esplorazione ed era già stata misurata in modo preciso è quella pubblicata nel 1531 da Oronce Fine (chiamato Oronzio Fineo in italiano e Orontius Finaeus in latino), un importante matematico che disegnò anche carte geografiche basate su studi geometrici dei diversi tipi di proiezione sferica o cordiforme.
Questa carta raffigura attorno al polo sud un grande continente chiamato "Terra Australis". Ma anche in questo caso, anzi, soprattutto in questo caso dovrebbe apparire molto evidente che questo continente, chiaramente separato dall'America del Sud dallo stretto di Magellano, non è l'Antartide ma la rappresentazione di una terra mitica, composta unendo le poche informazioni reperibili sulle terre da poco raggiunte all'estremo sud del mondo conosciuto.

image

LA "TERRA AUSTRALIS INCOGNITA"
Sono moltissime infatti le mappe che raffigurano la "Terra Australis Incognita", il continente che "doveva" esserci secondo i filosofi greci, già a partire da Pitagora. Essi avevano già immaginato che la Terra fosse sferica, ne avevano anche calcolato con buona approssimazione il diametro (Eratostene nel terzo secolo a.C.) e pensavano che se c'erano terre emerse a nord dovevano essercene altrettante anche a sud, altrimenti il mondo sarebbe risultato sbilanciato. Sul mito della Terra Australis sono stati scritti moltissimi libri e in tutti gli studi sulla storia della cartografia sono pubblicate le carte geografiche che raffigurano questo fantastico continente, che però non è l'Antartide privo dei ghiacci ma una terra immaginaria.
Dopo le prime esplorazioni seguite alla scoperta dell'America i navigatori portarono notizie su nuove terre scoperte a sud e questo rafforzò l'idea che il continente mitico esistesse davvero, per questo venne rappresentato in molte mappe cinquecentesche. In quelle carte, come in moltissime altre è rappresentata quindi la Terra Australis Incognita, un mito non diverso da quello del Paradiso Terrestre (anche questo viene spesso rappresentato nelle carte medioevali), del Regno del Prete Gianni (anche questo compare spesso, di solito localizzato nell' Africa orientale) e dell'Eldorado.

image image

Quel grande continente che nella carta di Finaeus occupa gran parte dell'emisfero sud è chiamato "Terra Australis recenter inventa sed nondum plene cognita" ovvero Terra Australe di recente scoperta ma non completamente conosciuta. Anche da questo si capisce che non si può trattare, come pretendono gli scrittori del mistero, di una rappresentazione del continente antartico prima della glaciazione (si vedono monti, valli, fiumi...) ma di terre raggiunte di recente e solo parzialmente conosciute dai navigatori dell'epoca.

image

Oltretutto la vera Antartide non si trova a contatto dell'America del Sud, separata da questa solo dallo stretto di Magellano. Il continente australe è anzi molto distante dallo stretto e le parti più settentrionali si trovano più di 1000 chilometri a sud della Terra del Fuoco. Il mappamondo di Fineo è quindi una carta approssimativa, idealizzata, dove le terre solo intraviste o lambite dai navigatori vengono unite tra di loro fino a formare un grande continente australe.
Quali possono essere queste terre "recenter inventae sed nondum plene cognitae"? Una è sicuramente la Terra del Fuoco, costeggiata da Magellano nel 1520, che per tutto il XVI secolo verrà ritenuta una delle estremità settentrionali della Terra Australis. La mappa di Fineo quindi non appare, nella descrizione di quella regione, diversa da tante altre dello stesso periodo.

image image image
Lo Stretto di Magellano nelle carte di Finaeus, Apian e Munster. In basso la Terra Del Fuoco.
image
Lo stretto di Magellano e l'enorme Terra Australis Incognita nella carta di Jodocus Hondius del 1608
image
Lo stretto di Magellano e la Terra del Fuoco, finalmente rappresentata come un'isola, nella carta di Hondius del 1633

Ma anche un'altra terra, all'estremo sud del mondo conosciuto, cominciava ad essere visitata dai navigatori europei, soprattutto dai portoghesi che nei primi decenni del XVI secolo si erano già spinti fino alle isole dell'arcipelago indonesiano...
Nella mappa di Fineo si possono vedere in alto le isole di Java e Timor, quindi di quel continente chiamato "Terra Australis", che si pensava si estendesse fino allo stretto di Magellano quindi all'America del Sud, potrebbe far parte anche l'Australia che si trova proprio a sud est di Java e Timor. Il grande golfo evidenziato nella Terra Australis può quindi essere una primitiva rappresentazione del Golfo di Bonaparte, poco lontano da Java e Timor, caratterizzato dalla piccola baia di Darwin, oppure di quello più grande di Carpentaria, al cui interno sono riconoscibili Groote Island e Wellesley Island.

image TERRA AUSTRALIS
image AUSTRALIA
La "Terra Australis" della mappa di Oronzio Fineo a confronto con l'Australia.
In entrambe le carte in alto a sinistra si trova l'isola di Java o Giava.


La costa nord dell'Australia, e in particolare la regione chiamata "Regio Patalis" è riconoscibile anche in molte carte della metà del '500 e certamente era stata raggiunta dai portoghesi ben prima del viaggio di Tasman nel 1642 o della scoperta "ufficiale" da parte del Capitano Cook. Su questo argomento sono stati pubblicati di recente diversi studi, tra i più conosciuti vi sono quelli di Roger Hervé (Découverte fortuite de l’Australie et de la Nouvelle-Zélande par des navigateurs portugais et espagnols entre 1521 et 1528, Comité des travaux historiques et scientifiques, Paris, Bibliothèque Nationale, 1982) e di Kenneth Gordon McIntyre ("The Secret Discovery of Australia: Portuguese Ventures 250 Years before Capt. Cook." Sydney, Pan, 1977.).
Già nelle mappe della fine del '400 compare infatti l'arcipelago indonesiano (Java, Sumatra, Borneo, Celebes) e certamente molti navigatori erano a conoscenza di una grande terra inesplorata a sud, e lo stesso Marco Polo aveva parlato di una grande isola a sud di Java, conosciuta dai cinesi e ricca di oro e conchiglie.
All'inizio del '500 i Portoghesi avevano inziato la colonizzazione di quelle isole poco distanti dall'Australia, che risultavano appartenere alla loro giurisdizione. Si erano spinti fino a Java e la Malacca (1511) e Timor (1515), avevano probabilmente già raggiunto le coste nord di una grande terra sconosciuta. La spedizione di Cristovao de Mendonca a sud di Timor.è infatti del 1522. Il navigatore partì alla ricerca delle "Indie del sud", citate in molti racconti di navigatori europei e cinesi, e attraccò in quella che all'inizio gli parve una grandissima isola. Al ritorno in Portogallo De Mendonca tenne la scoperta segreta per evitare che potesse essere sfruttata dagli spagnoli. La posizione della linea di demarcazione tra Spagna e Portogallo nel Pacifico era infatti ancora molto controversa.
Una terra molto estesa chiamata "Grande Java", situata a sud di Java e Sumatra, compare in molte carte francesi del '500 che riportano nomi geografici portoghesi. Potrebbero essere state tutte copiate dalla stessa carta originale forse trafugata dal Portogallo dal vescovo Miguel De Silva. Egli venne accusato di aver portato illegalmente fuori dal paese documenti riservati, e anche le carte geografiche erano considerate tali, perchè potevano fornire ad altre nazioni informazioni importanti per le conquiste coloniali.

image
La carta di Desliens del 1567. Il Nord è rappresentato in basso.

A quei tempi infattii viaggi e le esplorazioni non venivano intrapresi per sport, o per desiderio di conoscere. L'importante era aprire nuove rotte e trovare terre sfruttabili, spezie, metalli preziosi. ma quella "Terra Australis recenter inventa" rimase per molto tempo inesplorata perchè non offriva all'apparenza "altro che coste aride, abitate pochi selvaggi in condizioni così arretrate che non era possibile intendersi con loro neppur vagamente" ("Storia delle Esplorazioni", di Ugo Dettore, Ist. Geogr. De Agostini). L'Australia compare chiaramente nella mappa di Cornelius De Jode del 1593 e in mappamondi dell'inizio del sec XVII, ma solo nel 1642 l'olandese Abel Tasman navigò a sud della Tasmania e della Nuova Olanda, l'attuale Australia, scoprendo che questa terra non apparteneva al mitico continente australe, ma era una grandissima isola.

image
CORNELIUS DE JODE "Nova Guinea"
Tratta da "Speculum Orbis Terraum", Antwerp, 1593.


image
MELCHISEDECH THEVENOT "Hollandia Nova", Paris, 1663.




LA CARTA DI PHILIPPE BUACHE

image

C'è poi una terza mappa, anche questa pubblicata da Graham Hancock nel suo libro "Impronte degli dei" (Fingerprints of Gods) come prova che l'Antartide era già conosciuta secoli prima della sua effettiva esplorazione. È quella di Philippe Buache, pubblicata sicuramente dopo il 1739 (Hancock invece dice 1737) perchè nelle didascalie è citato il viaggio del capitano Charles Bouvet che aveva raggiunto nuove terre a sud del Capo di Buona Speranza il primo gennaio di quell'anno. In effetti la carta pare assai strana,il polo Sud si trova al centro di un Mar Glaciale ed è circondato da due grandissime isole che formano un immenso continente australe. In questo caso però la somiglianza con l'Antartide è scarsissima, ma gli appassionati del mistero non si scoraggiano e arrivano a dire che questa mappa rappresenta l'Antartide prima che fosse ricoperta dal ghiaccio, centinaia di migliaia di anni fa.
Anche questa volta la verità è molto più semplice e rivela il modo di operare di questi autori di best-sellers fanta-archeologici. In questo caso ad esempio non si curano minimamente della pur evidente quantità di testo, descrizioni, didascalie, note, presenti nella carta di Buache, che se lette avrebbero spiegato chiaramente che cosa voleva rappresentare il cartografo. Inoltre tengono nascosto al lettore una informazione molto importante, il fatto che di questa carta esistono due versioni.

image image

La prima contiene solo le informazioni reali sulle nuove terre recentemente scoperte all'estremo sud del mondo: l'Australia, la Tasmania, la Nuova Zelanda, l'isola di Bouvet con il Capo della Circoncisione, un'altra terra a sud della Terra del Fuoco (forse una delle isole Shetland).
Nella seconda invece l'autore ha disegnato un continente immaginario unendo tra loro quelle poche parti di costa effettivamente esplorate o avvistate fino a quel periodo (disegnate in rosso), arrivando a creare così l'ultima erede della mitica Terra Australis Incognita raffigurata in tante carte e mappamondi rinascimentali. Buache quindi non ha rappresentato l'Antartide come era centinaia di migliaia di anni fa ma ha proposto una congettura sulla forma di un continente ancora sconosciuto ma al quale i navigatori si avvicinavano sempre di più.. Volendo scherzare si potrebbe fare un paragone con quei giochi della Settimana Enigmistica in cui si uniscono i puntini misterosi per vedere "che cosa apparirà".
In particolare Buache, nel disegnare la forma della Terra Australis, si è ispirato al Mappamondo di Gerard De Jode del 1593 e a quelli di Ortelius, mentre alcune denominazioni di parti della Terra Australis (ad esempio la Terre Des Perroquets) derivano dal mappamondo di Gerard Mercator del 1541, che a sua volta, per nominare quelle terre sconosciute, citava i racconti di Marco Polo.
La carta, nelle sue due versioni, è doviziosa di informazioni, tutte relative a viaggi compiuti all'estremo sud del mondo conosciuto (in una pagina web c'è la trascrizione dei testi in francese e la traduzione in inglese). In particolare viene citato il capitano Bouvet, che scoprì il 1 gennaio del 1739 un nuovo territorio a sud del Capo di Buona Speranza, lo chiamò Capo della Circoncisione (il 1 gennaio è appunto dedicato a questa ricorrenza) e lo descrisse parlando di una grande montagna di ghiaccio, aspra e inaccessibile. Ma anche lui, come già Magellano con la Terra del Fuoco, non si rese conto che quella era un'isola, pensò che fosse una parte settentrionale del mitico continente australe. Nelle carte di Buache il viaggio di Bouvet è segnato in modo preciso, con le date e la rotta seguita. Inoltre sono descritti spesso gli icebergs incontrati in questi viaggi. Il Capo della Circoncisione è chiaramente rappresentato nella seconda carta e viene descritto come facente parte del continente australe.
Una terza "carta di Buache" basata sulle stesse ipotesi e congetture sulla forma che poteva avere il continente australe venne pubblicata in Inghilterra:

image

Nella dicitura a sinistra si legge chiaramente che si tratta di una nuova ipotesi ottenuta unendo (adjoining) le coste delle poche terre raggiunte o solo avvistate.
In questa carta è interessante notare come anche l'Australia fosse ancora inesplorata, tanto che la sua forma non è meno "congetturale" di quella dell'Antartide. La Tasmania viene disegnata attaccata al continente, così come la Nuova Guinea. La Nuova Zelanda invece viene immaginata come parte dell'Antartide e non come un'isola, segno che non era ancora stata circumnavigata.
Ma Buache non era stato il primo a raffigurare in questo modo l'Antartide a partire da ipotesi basate sulle nuove terre da poco scoperte nel sud del mondo. Questa è infatti la carta dell'emisfero sud disegnata da Jan Jansson nel 1657:

image


continua QUI

Edited by jasmine23 - 24/7/2007, 12:42
 
Top
jasmine23
view post Posted on 27/7/2007, 11:43




Piri Reìs
Piri Reìs (Pīrī Reʿīs) b. Hājjī Mehmet (Gallipoli, ? — Il Cairo, 1554), nipote del noto corsaro turco Kemāl Reʿīs, anche Pīrī Reʿīs (dove Reʿīs significa semplicemente "capo", "comandante") fu capitano navale ottomano e in seguito ammiraglio, ma è più noto per essere stato l'autore di un Kitāb-i bahriyyè ("Libro sul mare"), ricco di mappe costiere e portolani dell'intero bacino del Mediterraneo.
La mappa è senza dubbio un'opera di particolare rilevanza documentaria: è una delle più complete mappe del mondo atlantico, coi suoi profili continentali perfettamente riconoscibili, disegnata intorno al 1513 sfruttando mappe preesistenti e con tutta probabilità anche una mappa di Cristoforo Colombo.
Da alcuni sostenitori dell'archeologia misteriosa la mappa è considerata un OOPArt (un manufatto "fuori del tempo"), poiché secondo costoro denoterebbe una conoscenza della geografia, in particolare delle coste americane, superiore a quella attribuita all'epoca in cui fu redatta.

La mappa di Piri Reìs
La mappa è una parte di un documento più ampio, di cui rappresenta circa un terzo dell'estensione.
Venne scoperta nel 1929 negli archivi della biblioteca del palazzo del Topqapı di Istanbul. In quegli anni era in corso la conversione dell'edificio del Palazzo Imperiale in museo, e nel trasloco delle opere venne rinvenuta una porzione di una grande mappa riportante parte dell'oceano atlantico, dell'Europa, dell'Africa e dell'America.
La mappa reca una datazione precisa, "anno islamico 919", equivalente all'Anno Domini 1513, quindi ben successivo al primo viaggio di Cristoforo Colombo. La mappa venne realizzata da Piri Reìs nei primi anni del Cinquecento, quindi, e offerta al Sultano nel 1517. Probabilmente, subì dei ritocchi successivi al 1519.
Non si tratta di un lavoro interamente originale, ma di una unione di venti carte nautiche e di otto mappamondi disegnati dagli esploratori, principalmente portoghesi, che avevano visitato il nuovo mondo e l'Africa meridionale. Queste mappe vennero unite e rese coerenti tra loro, in un finissimo lavoro di studio topologico, basandosi sui resoconti dei marinai reduci dalle prime spedizioni d'oltreoceano.
Dopo la scoperta nel 1929, le numerose note sulla mappa vennero tradotte da Bay Hasan Fehmi e Yusuf Akcura, per essere pubblicate in Piri Reis Haritasi (1935). In seguito, vennero riprese dalla studiosa Ayşe Afetinan nel 1954, nel testo The oldest map of America.
Piri Reìs nelle note afferma addirittura di essersi basato sui lavori e sulle mappe in possesso dello stesso Cristoforo Colombo.
Una parte molto dettagliata della mappa riguarda la parte più orientale del Sud America, la costa brasiliana, allora meta di frequenti spedizioni da parte di navigatori quali Amerigo Vespucci che avevano divulgato già agli inizi del secolo molto materiale documentario in merito.

La mappa di Colombo
Particolare che ha un grandissimo valore documentario è che con questa mappa ci troviamo di fronte alla cosiddetta mappa perduta di Colombo e particolarmente illuminante appare una sua frase, riportata in margine al foglio e redatta in lingua turca ottomana (con caratteri quindi derivati dall'arabo). In un passaggio in cui si parla del continente americano letteralmente si può leggere:
(TR) « … Amma şöyle rivayet ederler kim Cinevizden bir kâfir adına Qolōnbō derler imiş, bu yerleri ol bulmuştur … »
(IT) « … Ma si racconta che un infedele di Genova di nome Colombo abbia scoperto questi paraggi … »
(Piri Reis haritası - Piri Reìs)
La straordinarietà dell'affermazione – che una volta per tutte dovrebbe metter fine alle polemiche riguardanti la nascita del grande navigatore – consiste nel fatto che arabi, turchi ottomani, persiani e i parlanti urdu (tutti insomma coloro che adoperano un alfabeto arabo o da esso derivante), allorché debbono traslitterare una parola straniera di non facile identificazione a causa delle particolarità strutturali dell'alfabeto arabo (squisitamente consonantico) e del lessico che si rifà a una radice tri-consonantica (eccezionalmente quadri-consonantica), sono costretti a usare tutti i grafemi che possono consentire una lettura fonologicamente perfetta e in grado di non ingenerare errori.
Il nome "Colón" sarebbe quindi stato obbligatoriamente traslitterato Kōlōn (in lettere arabe Qūlūn), mentre invece il testo di Pīrī Re’īs riporta l'inequivoco Qōlōnbō (Qūlūnbū).
Il fatto, più dell'intrinseco valore scientifico trova ancora resistenze di stampo "nazional-patriottiche" in quanti affidano geodeterministicamente al puro e semplice luogo di nascita il perché di una personalità eccezionale sotto un profilo storico-culturale, sottovalutando invece l'ambiente di crescita e di educazione nonché quello in cui un tale personaggio ha effettivamente fattivamente operato ed espresso il suo genio.
Il fatto che siano presenti le isole Malvinas/Falkland, non ancora scoperte all'epoca, potrebbe portare a una retrodatazione delle loro scoperta (ma, probabilmente, non della loro esplorazione).

La tesi di Hapgood
Nel 1966 Charles Hapgood, padre di una teoria scientifica riguardante lo spostamento nel tempo dei poli magnetici della terra, usò la mappa in un suo libro, Le mappe degli antichi re del mare, portando la palese deformazione di quelle che dovrebbero essere le coste brasiliane come evidenza di un cambiamento drastico nella posizione del polo sud.
Hapgood, studioso e docente di storia medievale, cercava di trovare nella documentazione geografica prove di sconvolgimenti tettonici che avrebbero potuto giustificare i racconti antichi sul continente perduto di Mu e Atlantide. Conduceva le sue ricerche utilizzando un metodo il più prossimo possibile a quello scientifico, e seppure la sua teoria sullo spostamento dei poli abbia ricevuto anche numerosi commenti scettici, è a tutt'oggi argomento di studio nonostante sia in gran parte soppiantata dalla teoria della tettonica a zolle.
In seguito alle suggestive tesi di Hapgood diversi autori meno preparati e non aderenti a metodologie convenzionali hanno preso parte dei testi dello studioso per trarne le basi per una serie di lavori di dubbia scientificità.
Tra questi autori, quello che ha ottenuto rilevanza maggiore è stato il giornalista e romanziere Graham Hancock, che nel suo Le impronte degli Dei (1995) ha usato una parte delle teorie di Hapgood come punto di partenza per sostenere l'esistenza di una antica civilizzazione preistorica molto avanzata tecnologicamente e sparita durante l'era glaciale (con lo spostamento del polo, appunto).
Va considerato che lo "spostamento del polo" avvenuto in epoche remote riguarda il polo magnetico, che Hancock confonde con il polo geografico, producendo una teoria di fatto palesemente priva di fondamento scientifico.

La posizione di Hancock
Secondo la posizione dei ricercatori di archeologia misteriosa la carta di Piri Reis oltre a rappresentare l'Africa e il Sud America in quella che sarebbe l’esatta longitudine relativa, e le Isole Falkland (scoperte solo nel 1592), definirebbe la topografia subglaciale della linea di costa sepolta sotto centinaia di metri di ghiaccio in Antartide, continente scoperto solo nel 1818. La presenza della roccia sotto lo strato congelato venne confermata dall’Aeronautica statunitense nel 1960, basandosi sul confronto del profilo rilevato sulla superficie (mediante il metodo sismico a riflessione) dalla spedizione antartica del 1949.
Secondo queste interpretazioni Hancock ipotizza che qualcuno avrebbe mappato l’Antartide libero dai ghiacci in un’epoca compresa tra il 15.000 e il 4000 a.C. (presumibilmente intorno al 10.000 a.C.). L'Antartide poi si sarebbe spostato in seguito ad un ipotetico cataclisma che avrebbe cambiato l'allineamento dell'asse terrestre, raggiungendo la posizione attuale.
Inoltre viene evidenziata un’isola di grandi dimensioni, oggi inesistente, sulla posizione della dorsale medio atlantica, che viene associata ad uno dei continenti mitici del passato.
Anche le Azzorre risultano molto più estese di quanto siano oggi, fatto che Hancock imputa ad una sostanziale differenza del livello del mare durante l'epoca glaciale.
Lo studio dei portolani secondo Hancock evidenzierebbe che tale mappa faceva parte di un planisfero ottenuto attraverso una proiezione azimutale equidistante, centrata nei pressi della città de Il Cairo, come se si trattasse di una vista da altissima quota (paragonabile a quella di un satellite geostazionario). Tuttavia, questa tecnica di rappresentazione ancora non era stata inventata ai tempi di Reìs, senza contare che non era ancora possibile misurare la longitudine in modo preciso, né tanto meno raggiungere tali altezze.
La parte inferiore del continente sudamericano comunque non sarebbe corretta, se effettuata con questo tipo di rappresentazione, né sarebbe possibile vedere in quelle terre una proiezione dell'Antartide, cosa che mette in conflitto tra loro i due punti principali della teoria di Hancock.

Aree oggetto di discussione
Atlantide
Al centro dell'Atlantico è indicata una grossa isola, inesistente nella realtà.
Secondo i sostenitori dell'archeologia misteriosa si tratterebbe di Atlantide, o di Mu, due "continenti perduti". Più prosaicamente invece paragonando l'opera con altre mappe di epoca immediatamente precedente, si tratterebbe di una rappresentazione grafica della mitologica Isola di San Brandano, una terra presente in alcune agiografie e Vite di santi. Nel 530 San Brandano il Navigatore avrebbe viaggiato dall'Irlanda verso occidente sino a incontrare il Giardino dell'Eden, un racconto descritto nell'opera Navigatio sancti Brendani.
Il racconto di Brandano potrebbe essere solo il frutto di una fantasia ispirata dalle conoscenze medievali, che volevano l'Asia piuttosto vicina all'Europa verso Occidente (le stesse premesse che portarono Colombo a partire verso le Indie), o potrebbe trattarsi di una sorta di racconto reale trasfigurato nel tempo che ha portato il navigatore a vedere il continente americano.
Tuttavia, la teoria principale è che si tratti di una deformazione medievale di un mito irlandese dell'VIII secolo, il Viaggio di Bran, un racconto di viaggi immaginari che riporta alcune similarità col mito di Ulisse (lo sbarco sull'isola dei piaceri, l'isola delle donne, il ritorno a casa non riconosciuto...). Questo tipo di racconti erano comuni in epoca antica, e vennero recuperati nel medioevo con l'esplosione del genere delle avventure di viaggio, un trend letterario che stimolò e venne stimolato dalle scoperte geografiche dell'epoca.
Questa isola era presente quasi certamente anche sulle mappe di Cristoforo Colombo che Piri Reìs dichiara come proprie fonti.

Cuba
Hancock e i seguaci di questa teoria identificano in alcuni frammenti della mappa un'isola che sarebbe Cuba, circondata dalla zona caraibica (allora nota ma non ancora cartograficamente dettagliata). Tuttavia, posizionando correttamente il frammento e senza ruotarlo di 90° è possibile identificare la sagoma dell'isola nel Giappone (Cipango), già conosciuto ai tempi grazie agli esploratori terrestri, ma non ancora correttamente dettagliato.
La presenza dell'imbarcazione girata di 90 gradi in senso orario non deve trarre in inganno. Era frequente, all'epoca, disegnare le navi con la chiglia rivolta verso la terra più vicina, specie quelle poste verso l'estremità della mappa.
Per quella parte di mappa senza dubbio Piri Reìs si è rifatto ai lavori di Martin Behaim, che nel 1492 produsse un mappamondo in cui la posizione e la conformazione dell'isola e degli elementi circostanti sono praticamente identiche. Il mappamondo di Behaim è certamente una delle opere preesistenti da cui l'ammiraglio trasse materiale per la sua carta.

Brasile
Una ampia parte della mappa verrebbe identificata nel Brasile. Nonostante Hancock affermi che si tratti di una rappresentazione fedele, le linee costiere disegnate sono assai imprecise e per una buona metà del continente totalmente sbagliate: questo fatto, fondamentale nella creazione delle tesi di Hapgood, viene omesso e travisato nell'opera di Hancock, in cui si sostiene ripetutamente la precisione del lavoro cartografico. I fiumi sono in posizione sbagliata, e la parte sud del Brasile e l'attuale Argentina deviano in modo marcato a destra.
Questa parte è con certezza opera di cartografi portoghesi, forse in viaggio con Vespucci stesso o con l'esploratore Binot Paulmier de Gonneville. Piri Reìs cita i portoghesi in quasi tutte le note presenti nell'area. Questo spiegherebbe il motivo della deformazione del terreno: Il navigatore turco avrebbe attinto a vecchie mappe, che riportavano le zone meno note in modo deformato per farle rientrare nell'area d'influenza portoghese stabilita dal Trattato di Tordesillas (1494).
Già quindici anni prima la pubblicazione della mappa turca, diverse mappe (tra cui quella di Juan de la Cosa del 1500) riportavano disegni dettagliati dell'area, in cui l'esplorazione era continuata in modo fervente vista la ricchezza e l'interesse dei sovrani spagnoli e portoghesi.

Antartide
Hancock sposa la tesi di Hapgood secondo cui la mappa rappresenterebbe un tratto della Terra della regina Maud, e aggiunge che si tratterebbe delle terre sottostanti il ghiaccio viste dall'alto. La parte di Sud America deformata a destra diventerebbe quindi una parte di Antartide. La mappa riporta diverse note, tra queste una molto esplicativa:
Questa terra è disabitata. Tutto è rovina e si dice che siano stati trovati grossi serpenti. Per questa ragione gli infedeli Portoghesi non sono sbarcati in queste terre che si dice siano molto calde
La descrizione non è compatibile con l'Antartide (a meno di ammettere immensi cambiamenti tettonici e climatici), ma corrisponde alla perfezione alla zona della foresta brasiliana se il continente non fosse deformato ad arte per i motivi politici sopra citati.
Se questa terra fosse l'Antartide, sarebbe molto più grande di quello che è in realtà e mancherebbe totalmente quasi metà del Sud America, una parte già allora in buona parte esplorata e nota.
Inoltre, sarebbe unita al continente sudamericano, una condizione non compatibile con la contestualizzazione storica data da Hapgood né con le viste dall'alto di Hancock. Sarebbe invece coerente coi dati derivanti dalle mappe degli esploratori, che considerarono sino al 1620 un golfo quello che in realtà era lo Stretto di Magellano.
Una nota va però aggiunta. Alcuni dettagli della estremità dell'"Antartide" (o del Brasile deformato) combaciano con elementi dello Stretto di Magellano allora noti solo sommariamente, e vi somigliano con impressionante precisione. Anche questi dettagli vennero probabilmente tratti dal mappamondo di Behaim, che riportava, tra i primi all'epoca, alcuni dettagli molto precisi derivanti dalle spedizioni portoghesi.
In alternativa, non è possibile escludere un ritocco o un'aggiunta in un secondo tempo, una pratica comune che ebbe grande utilizzo dopo le grandi scoperte di Ferdinando Magellano.

Falkland
Sulla mappa sono posizionate alcune isole, descritte tramite la frase
Le isole sono deserte, ma qui la primavera dura molto
La posizione e la geografia combacerebbero con quella delle Isole Falkland, ma nel 1500 ancora non erano note essendo state scoperte ufficialmente nel 1592.
In realtà le isole presenti sulla mappa di Piri Reìs erano riportate anche da altre mappe dell'epoca, tra cui quella di Pedro Reinel del 1522 (una primitiva rappresentazione dei ghiacci esterni del circolo antartico) e nella carta di Martin Waldseemuller del 1507.
Queste mappe hanno portato gli storici a formulare l'ipotesi che le isole fossero già state avvistate e mappate, ma non esplorate a fondo: è probabile che gli autori di questa scoperta fossero i già citati Vespucci e Paulmier de Gonneville.
Il lavoro di Waldseemuller, il più antico a riportare le isole, venne realizzato basandosi sulle spedizioni di Vespucci.
FONTE
 
Top
jasmine23
view post Posted on 29/7/2007, 15:34




LE MAPPE DI PIRI REIS

Il ritrovamento in Siberia di mammuth congelati perfettamente conservati con cibo ancora fresco nello stomaco ha fatto pensare agli scienziati ad un congelamento rapido, avvenuto nel giro di poche ore o giorni. Quale evento può essere accaduto per giustificare questa improvvisa glaciazione? L'Autore pensa ad un evento cosmico o al passaggio di un enorme asteroide o pianeta che pur senza colpire la terra ne ha alterato il percorso della normale orbita, o un "piccolo" asteroide precipitato nell'oceano, che oltre alla distruzione di Atlantide e alle inondazioni delle altre regioni costiere ha determinato un rapido squilibrio nel moto di rotazione della terra. Tale variazione ha diminuito l'esposizione solare della Siberia e dell'Antartide, che prima dell'evento erano, si suppone, regioni fertili e forse sedi di civiltà.

image

Le mappe di Piri Reis

L'ipotesi della civiltà antartica è sostenuta dal Dr. Graham Hancock, che ha notato come alcune carte geografiche risalenti al 1513, del cartografo Piri Ibn Haji Mehmet, Reis (ammiraglio) della flotta turca e vissuto all'epoca di Solimano il Magnifico, mostrassero anche il continente antartico, che fu ufficialmente scoperto solo nel 1818.
In queste carte, analizzate dal Dipartimento Tecnico dell'aviazione U.S.A. nel 1960, l'America meridionale e l'Africa sono riprodotte nella giusta longitudine, cosa alquanto strana perché solo nel XVIII secolo si realizzarono strumenti di misura per tale precisione; inoltre, le coste del Sudamerica comprendono la Terra del Fuoco, le isole Falkland e il profilo dell'Antartide, sconosciuti alla loro epoca. I contorni del continente antartico appaiono delineati e dettagliati più precisamente dei contorni del continente americano appena scoperto.
In una mappa è addirittura dettagliata la Baia della Regina Maud, in Antartide. E questi contorni si riferiscono al continente Antartico PRIMA che fosse coperto dai ghiacci! Quante probabilità esistono che un cartografo disegni casualmente e dettagliatamente la costa frastagliata di quella baia e dell'entroterra? Molto poche.
Sembra che bisogna andare almeno 6000 anni indietro nel tempo per trovare le coste antartiche libere dai ghiacci. Il cartografo cinquecentesco riferisce di aver utilizzato un vasto numero di carte sorgente, alcune compilate da esploratori contemporanei, tra cui Cristoforo Colombo, che si spinsero fino in Sud America, altre erano invece carte risalenti al 400 a.C. o a tempi più remoti, provenienti da Alessandria d'Egitto e presumibilmente ricavate da carte molto più antiche.
Inoltre nelle mappe di Piri Reis vi sono alcuni errori minori "sospetti". Si ripete due volte il corso del Rio delle Amazzoni e viene ignorata l'esistenza del Rio Orinoco. Il primo errore viene attribuito dal Dr. Hapgood al fatto che l'ammiraglio ha copiato il fiume dell'Amazzonia due volte da due carte distinte. In uno dei due sbocchi al mare si riconosce il delta del fiume con l'isola di Marajo al suo interno; l'altro sbocco è privo di delta e di isola per cui doveva trattarsi di una carta di 13.000 anni fa, quando l'isola di Marajo era unita al continente e il Rio Orinoco non si era ancora formato. Ma, poiché prima del 4000 a.C. non esisteva nessuna civiltà in grado di arrivare a tanto, l'unica spiegazione plausibile è quella di ipotizzare l'esistenza, a quelle epoche remote, di qualche civiltà altamente sviluppata di cui la storia non porta memoria. Atlantide?
L'Autore pur condividendo alcune teorie sulle carte di Piri Reis non è d'accordo con l'ipotesi di Hapgod, riferita e sostenuta da Hancock, che ipotizzava lo "scorrimento della crosta terrestre", che diversamente dalla lentissima "deriva dei continenti", fu un rapido scorrimento dell'Antartide, circa 30 gradi di latitudine verso sud, in poche migliaia di anni. Il Dr. Hancock, come archeologo, preferisce spostare le masse pietrose dei continenti mentre l'Autore, che lavora nel settore dell'elettronica, delle onde elettromagnetiche (e gravitazionali), dei fotoni, ritiene possibile spostare anche le orbite dei pianeti. E pensa di avere ragione: in tale modo è possibile spiegare l'improvviso congelamento dei mammuth siberiani. Certo, possiamo essere colpiti da un asteroide, e basta guardare la luna per capire con quale frequenza, (e questo rende da pazzi il discorso "Calcoliamo la posizione di Sirio 10 milioni di anni fa..."), e bisogna tener conto della deriva del polo Nord magnetico terrestre, già molto distante dal polo Nord geografico, che deriva 10 o 100 metri per anno, e che finirà col capovolgersi completamente in un lontano futuro. Che ciò sia avvenuto, è rilevabile dalla magnetizzazione delle rocce laviche, che hanno "registrato" la direzione del campo magnetico nelle epoche in cui solidificarono.

image

Il campo magnetico terrestre.

Ma il "campo magnetico terrestre" è sicuramente di origine endogena? Si tratta cioè di una enorme sfera ferrosa incandescente (il nucleo), polarizzata magneticamente (senza sapere come e quando tale magnetizzazione sia avvenuta), che ruota di moto inerziale eterno all'interno della Terra, o invece è lo stesso nucleo ferroso, che assieme a tutta la Terra, risponde selettivamente a particolari radiazioni cosmiche? Probabilmente, anche le orbite delle galassie o delle stelle o dei pianeti o delle lune sono quantizzabili in un universo frattale...
Il vulcanesimo potrebbe infatti trarre la sua energia da particolari (e intense) microonde cosmiche che eccitano particolari molecole del magma freddo, per esempio lo zolfo (o i suoi composti), che innalzando la sua temperatura fino a divenire un gas, cede parte del calore al magma, che fonde. La visione "ufficiale" dice invece che il magma fuso, proveniente dal centro della terra (dove è incandescente da 5 miliardi di anni), e sollecitato dal moto della deriva dei continenti, abbia delle particolari vie, i vulcani, da cui sfogare le sovrapressioni. Francamente, all'Autore questa sembra una visione alquanto "meccanica" e primitiva. Con questo l'Autore vuole dire che la conoscenza chimico-fisica interna della Terra è molto limitata, e avanza l'ipotesi certamente valida che la Terra, essendo completamente immersa nei campi di energia cosmica, è stimolata da certe radiazioni, provenienti dalle stelle, radiazioni che sono la causa delle reazioni chimico- fisiche terrestri.
L'Autore pensa comunque che questo Dr. Hancock (e le presenti considerazioni) faranno crollare qualche castello in aria...
Bisognerà infatti aspettare fin dopo il 1960, che fosse cioè pronta la cartografia "radar" degli USA, perché qualcuno vedesse, nelle mappe del 1513 del cartografo Piri Reis, la precisa rappresentazione dell'Antartide, libera dai ghiacci com'era fino a 6000 anni fa (vedi foto).
Si tenga presente che il continente antartico fu ufficialmente scoperto solo nel 1818.
Oltre i 6.000 anni indietro nel tempo c'è il buio della preistoria, e l'immaginario collettivo richiama alla mente un uomo primitivo, il cavernicolo, che si perde nella notte dei tempi. Oggi, l'Autore ha una ragionevole convinzione che Atlantide sia realmente esistita e la sfinge marziana può essere una testimonianza di ciò, e vi sono varie altre tracce di Atlantide disseminate nei miti dell'antichità e nei residui della storia e dell'archeologia. E vi sono anche molti riferimenti ad esseri, assurti poi a divinità, di provenienza extraterrestre, quali lo Jahveh ebraico, gli Oannes dei Sumeri o il Quetzalcoatl dei Maya.

FONTE
 
Top
Andrea Somma
view post Posted on 1/10/2007, 14:55




Noto con piacere che sull'argomento Piri Reis, Jasmine ha riportato anche un articolo del grande Roberto Pinotti nel quale a sua volta citava un articolo scritto da me insieme a due amici.
Sulla carta di Piri Reis è stato scritto una valanga di roba.
La cosa curiosa è che gli studiosi del museo di storia turco (la turchia ha la mappa disegnata su una delle sue banconote) non sapevano assolutamente nulla del clamore susucitato dalla mappa.

Sull'argomento ho scritto doversi di articoli (ho questo hobby) pubblicati da una rivista di settore ed uno dei quali lo potete trovare sul mio sito.
Un'altra scoperta importante sulla mappa di Piri Reis è stata fatta da Ruggero Marino (sempre lui). Secondo la mappa dell'ammiraglio turco la scoperta dell'america sarebbe avvenuta nel 1485 o nel 1491 (dipende dalla trasformazione delle date dal calendario turco a quello guliano). Per leggere l'articolo potete andare sul sito personale di marino o sul mio sito nel quale ho ripubblicato il suddetto articolo.

Sulla mappa di piri reis e più in generale sulla questione Antartide e glaciazione esistono moltissimi libri. Per citarne qualcuno Graham Hancock che dedica ampio spazio sia nel suo volume "Impronte degli Dei" che ancora di più in "Civiltà Sommerse" ed i classici sull'argomento di Charles Hapgood "Lo scorrimento della crosta terrestre" e "Le mappe delle Civiltà perdute".
Navigando su internet invece si trova un interessantissimo studio su Piri Reis e sulle altre mappe ad opera di Diego Cuoghi, che vedo che Jasmine (complimenti) ha riportato per intero, contrario a qualsiasi ipotesi misteriosa ma molto ben documentato.
 
Top
jasmine23
view post Posted on 9/1/2008, 12:36




La mappa di Piri Reis

Ecco uno di quegli oggetti che a norma di storia non dovrebbe esistere: "La Mappa di Piri Reis". Piri Reis nacque nel 1470 a Gelibolu l'attuale Gallipoli. All'età di 14 anni s'imbarcò sulla nave dello zio Kemal Reis corsaro turco dedito a scorrerie nel Mediterraneo. Nel 1499 Piri Reis fu nominato ammiraglio della flotta Ottomana. Come risultato dei suoi numerosi viaggi scrisse un trattatato di geografia " Kitabi Babriye", in cui riportò la dislocazione dei golfi, delle insenature, delle secche, e delle rotte in uso all'epoca nel mar Mediteranneo Egli disegnò nel 1513 su una pelle di gazzella finemente conciata una carta geografica. E dalle note scritte dall'ammiraglio a margine del documento, sappiamo per sua ammisssione, che il disegno è stato copiato da mappe più antiche (circa venti) Dove Piri Reis abbia raccolto quelle mappe sorgenti, non ci è dato di sapere. Si può supporre che siano state portate a Costantinopoli, insieme a molti altri documenti, in un estremo tentativo di preservarli dopo la distruzione della biblioteca d'Alessandria d'Egitto causata dal terremoto e conseguente maremoto nel 390 d.C. La mappa (molto probabilmente frammento di una più grande) fu scoperta arrotolata su un polveroso scaffale nel 1929 quando si decise di fare un inventario dei reperti conservati nel Palazzo Topkapi a Costantinopoli (l'attuale Istanbul). Solo nel 1960, un eminente studioso, Charles Hapgood, volle cercare di capire a cosa si riferisse la mappa. Senza specificare cosa fosse, ma facendola copiare dai suoi studenti e presentandola come un lavoro di quel gruppo, spedì i frammenti dei disegni alla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti e alla Nasa, chiedendo se fosse possibile sapere a cosa si riferissero. La prima risposta venne dalla Nasa, e fu stupefacente! Non sono carte strane, sono semplicemente la rappresentazione delle coste dell'America sull'Atlantico, delle coste Africane e della Costa della Principessa Martha della Terra della Regina Maud nell'Antartide com'era prima che fosse sepolto dai ghiacci, vale a dire dai 4000 ai 6000 anni a.C. E ancor più stupefacente, la mappa pare a volte ripresa dall'alto. Chi aveva fatto quei disegni 4000 anni prima di Cristo? E dall'alto per giunta? La conformazione delle coste dell'Antartide sono stati rilevati sotto la crosta di ghiaccio solo nel 1949 grazie a rilievi sismografici. Inoltre nelle numerse note apportate da Piri Reis a margine, si parla di terre in cui popolazioni non civili girano nude, agghindate con penne di pappagalli di vari colori; di mostri con pellicce bianche, ed enormi serpenti. Si possono vedere le Ande e il disegno di lama, animali sconosciuti in Europa. La scienza ufficiale fino ad allora non si era mai occupata della mappa di Piri Reis perché "scomoda". Con ricerche più approfondite si venne a sapere che l'Ammiraglio da ragazzo aveva conosciuto un marinaio catturato in una delle sue scorrerie dallo zio corsaro. Il marinaio aveva navigato con Cristoforo Colombo e raccontò come Colombo consultasse strane mappe diverse da quelle allora conosciute. Furono queste che ritenute attendibili dal navigante genovese lo convinsero ad intraprendere il suo viaggio? Altre mappe antiche da quella di Oronzio Fineo disegnata nel 1532 all'atlante di Mercatore, riportano i confini di un mondo che all'epoca in cui questi eminenti e accreditati geografi vissero, non potevano essere conosciuti. Si suppone quindi che anche questi illustri cartografi abbiano avuto accesso a mappe molto antiche. Anche la Carta Mondiale di Re Giacomo ci mostra il deserto del Sahara come una terra fertile con laghi e fiumi e grandi città. E la Buache World Map ci mostra come l'Antartide fosse un continene diviso in due grandi isole con un grande mare interno come si potrebbe vedere oggi se non fosse coperto da 1,5 km. di ghiaccio. Possiamo osare pensare allora, a scanso della scienza ufficiale, che queste testimonianze scritte, insieme agli innumerevoli e misteriosi reperti archeologici che affiorano nelle foreste, nei deserti, in località distanti tra loro in tutto mondo siano la prova che noi "moderni" non siamo stati i primi nella lunga storia del nostro pianeta, ma che una grande civiltà sia esistita prima, distrutta da un enorme cataclisma che ne ha cancellato le tracce? Tutto farebbe supporre di sì perché non solo i documenti a cui abbiamo accennato ce ne danno conferma, ma se volgiamo la nostra attenzione ai miti e alle tradizioni degli innumerevoli popoli che abitano il nostro pianeta notiamo che tutti hanno un denominatore comune che preso in esame ci porterà inevitabilmente ad una visione più ampia e dilatata nel tempo della comprensione delle nostre origini. (by pirireis alias Marina Rossi)

La carta di Oronzo Fineo

Charles Hapgood nella sua ricerca di portolani antichi,oltre alla carta di Pirì Reìs, si imbatté in una raffigurazione del 1531, opera di Oronzio Fineo chiamata, appunto, "Mappamondo di Oronzio Fineo". Tale mappa è il risultato di copiature di numerose carte "sorgenti" e rappresenta la parte costiera del continente antartico priva di ghiacci.In essa il continente antartico è fedelmente riprodotto e posizionato , geograficamente, perfettamente. Su di esso vengono annotate catene montuose e fiumi, quali effettivamente abbiamo scoperto siano esistiti, ora coperti dalla coltre di ghiacci. La parte interna invece e priva di raffigurazioni fluviali e montuose, il che ci indica che tale parte, a differenza di quella costiera, era già ricoperta di ghiacci.Il mappamondo di Fineo sembra essere un'altra prova convincente riguardo alla possibilità di una remota colonizzazione del continente australe e lo ritrae in un'epoca corrispondente alla fine dell'ultimo periodo glaciale.La carta mostra anche numerosi estuari, insenature e fiumi, a sostegno delle moderne teorie che ipotizzano antichi fiumi in Antartide in punti in cui sono oggi presenti ghiacciai come il Beardmore e lo Scott. I vari carotaggi effettuati negli ultimi tempi sono a sostegno della tesi che l'Antartide era un tempo abitabile: i campioni sono ricchi di sedimenti che rivelano condizioni differenti di clima, ma soprattutto si nota una rilevante presenza di grana fine, come quella che viene trasportata dai fiumi. Inoltre, i carotaggi rivelano che solo intorno al 4000 a.C. l'Antartide venne completamente ricoperto dai ghiacci.

FONTE
 
Top
jasmine23
view post Posted on 29/1/2008, 12:29




Le mappe di Piri e Finneaus
di Adriano Nardi

Nella prima metà del XVI secolo l'ammiraglio turco Piri Ibn Haji Mehmet, noto cartografo, realizzò su pelle di gazzella due carte nautiche che nel 1513 furono donate al sultano Selim I. Nel 1929 le mappe vennero rinvenute ad Istambul da Halil Edem, direttore del Museo Nazionale, nel corso della ristrutturazione del palazzo Topkapi.

Le mappe di Piri Reis ("ammiraglio Piri" in turco) divennero famose in tutto il mondo per alcune loro caratteristiche inspiegabili: vi erano riportati territori all'epoca non ancora conosciuti come le isole Falkland, la Terra del Fuoco e una piccola porzione del continente antartico. Inoltre la costa orientale del Sudamerica è affiancata alla costa occidentale dell'Africa (figura a lato) nelle giuste proporzioni geografiche e questo sarebbe già eccezzionale per qualsiasi carta dell'epoca.
Piri Reis era certamente un abile e stimatissimo cartografo ma doveva avere anche conoscenze che oltrepassavano la cultura ufficiale del suo tempo.

Negli anni '50 il capitano Arlington Mallery, cartografo della Marina Militare statunitense, sostenne che su una di queste carte la regione antartica denominata "Queen Maude Land" figurava libera dai ghiacci. Fu notato in seguito che quella linea di costa coincideva con quella rilevata dai profili sismici effettuati in una spedizione polare del 1949, come se Piri Reis avesse potuto cartografare un continente antartico non ancora coperto dai ghiacci. Negli stessi anni anche Padre Lineham, direttore dell'osservatorio di Weston (USA), sostenne che quelle mappe mostravano la Terra del Fuoco come doveva presentarsi 11.000-13.000 anni fa, quando una lingua di terra collegava il Sudamerica all'Antartide.

Ma nello stesso periodo delle mappe di Piri Reis, un'altra carta mostrava chiaramente l'intero continente antartico libero dai ghiacci.
Si tratta di un lavoro attribuito al cartografo Oronteus Finneaus e datato 1531 (figura a lato) sul quale con grande precisione è ritratto l'Antartide a sud dell'Africa, collegato al Sudamerica e solcato da numerosi fiumi che scendono dai monti e sfociano nel mare. Insomma, un continente libero dai ghiacci e apparentemente già esplorato!
Ufficialmente l'Antartide fu scoperto soltanto nel 1819 dal russo F.G. Bellingshausen.

Al di là della bravura tecnica dei rispettivi cartografi, da dove provenivano le conoscenze geografiche necessarie alla costruzione di queste mappe?

È proprio Piri Reis a spostare il problema nella notte dei tempi, scrivendo sulle stesse (bordo sinistro della mappa, nella prima figura) di essersi basato su una serie di carte risalenti all'epoca di Alessandro Magno e comprendenti l'intero mondo conosciuto. Commentando la notizia della scoperta di nuove terre (le americhe, 1492) da parte di "un infedele genovese", Piri sostenne inoltre che Colombo stesso ebbe modo di apprendere dell'esistenza di quelle terre da un antichissimo libro.

La cultura europea invece, circa l'intuizione di Colombo, sembra ricorre a due leggende: che il genovese avesse avuto una rivelazione divina durante una visione mistica o... che egli fosse il figlio segreto del papa!
Questo "pettegolezzo" sarà forse una stupida malignità ma non è affatto infondato.

È certo che Colombo deve aver avuto accesso a testi antichi e piuttosto rari (come appunto sosteneva di sapere Piri Reis) e che probabilmente la fonte delle sue conoscenze era la Biblioteca Vaticana. Risulta infatti storicamente accertata una frequentazione degli ambienti vaticani e una confidenza con Papa Innocenzo VIII (legato alla Spagna) che deve avergli favorito l'accesso ai segreti della biblioteca, forse per favorire un figliastro o forse meglio per favorire la Spagna.

I segreti delle più raffinate mappe dell'antichità sono probabilmente ancora custoditi tra i tesori storici di due grandi religioni: la Chiesa Cattolica e l'Islam.

FONTE
 
Top
9 replies since 19/4/2007, 11:47   4164 views
  Share